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Contestazione pacifica, questa mattina in Regione Emilia-Romagna, dei comitati di cittadini contro la chiusura dei punti nascita di Pavullo, Castelnovo ne' monti e Borgo Val di Taro, decisa da viale Aldo Moro dopo che la commissione nazionale ha respinto la richiesta di deroga. Prima dell'inizio della seduta dell'Assemblea legislativa, i comitati si sono presentati con striscioni e cartelli per protestare davanti alla sede della Regione. Poi sono entrati in aula e hanno dato voce al loro malcontento rumoreggiando e fischiando in qualche caso l'assessore regionale alla Salute, Sergio Venturi, che ha risposto alle varie interrogazioni presentate da Lega nord, M5s, Sinistra italiana e Pd. Con Sinistra Italiana e M5S che hanno chiesto la revoca della chiusura e, in caso contrario, alla Regione di assumersi la responsabilità della chiusura stessa.
In aula, Venturi ha assicurato di aver 'fatto tutto quello che potevamo.
Mi dispiace profondamente per l'esito finale, oggi non e' una giornata felice per nessuno'. Per poi aggiungere: 'Fra qualche anno riconoscerete che abbiamo avuto ragione'. Frase che scatena le proteste dei comitati, seduti nella parte riservata a pubblico in Assemblea legislativa. L'assessore ribadisce quindi le ragioni della chiusura dei tre punti nascita. 'La sicurezza delle madri e dei bambini e' l'unica cosa che ci e' sempre importata', afferma Venturi, che ricorda come nei tre ospedali di montagna non si raggiunge il limite dei 500 parti all'anno 'e non sara' possibile farlo da qui ai prossimi 20 anni', visto il trend in calo della natalita'. 'C'e' un parto ogni tre o quattro giorni', sottolinea Venturi. Di conseguenza, le attuali strutture 'sono indatte a fronteggiare eventuali emergenze e a garantire sia la sicurezza di madri e bambini sia le competenze dei professionisti'.
Una risposta indiretta anche ai comitati che a Pavullo in un incontro organizzato da Salviamo l'ospedale di Pavullo ha ribadito il no alla chiusura chiedendo alla Regione di esprimere ciò che è in suo potere, ovvero bloccare la decisione del Ministero della sanità. I comitati temono che la chiusura del punto nascite sia il funzionale più che ad un potenziamento ad un graduale smantellamento dell'ospedale.
Redazione Pressa
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