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'Il Presidente Bonaccini e a ruota il fedele Assessore Donini nei giorni scorsi hanno annunciato in modo trionfale sui media che le donne emiliano-romagnole potranno interrompere volontariamente la gravidanza in modo farmacologico (RU486) anche nei consultori.
La RU486 veniva già somministrata negli ambulatori degli ospedali e di fatto, dopo al massimo un’ora di osservazione, la donna veniva rimandata a casa e, in mancanza di complicazioni, rivista dopo 15 giorni.
I dati rilasciati annualmente dalla regione ci dicono che il tasso di abortività fortunatamente è in costante calo dagli anni 80 ad oggi, siamo passati da 12.000 casi nel 2004 ai 6.000 casi nel 2020, con importanti differenze in base alla cittadinanza: 12,6 per mille per le cittadine straniere contro il 4,6 per mille per le cittadine italiane. Il luogo di rilascio della certificazione per effettuare una IVG è il consultorio nel 73% dei casi e le IVG farmacologiche sono state, nel 2020, il 48% delle IVG totali.
Questo annuncio del nostro Presidente risponde a una circolare emanata dal ministro Speranza più di 2 anni fa e mi sembra chiaro che si tratti di un annuncio a “orologeria” ad una settimana dalle elezioni che hanno largamente premiato il centro-destra, per polarizzare il dibattito e posizionarsi meglio a sinistra.
Non voglio essere una pedina in questo gioco di scacchi e non meritano di esserlo neanche le donne emiliano-romagnole'. Parole di Valentina Castaldini, Consigliere regionale Forza Italia che nel suo intervento nel dibattito sull'introduzione della pillola abortiva RU486 nei consultori fa riferimento anche all'aspetto legato al vissuto della donna successivo all'assunzione controllata della pillola.
'L’aborto farmacologico lascia la donna in una situazione di estrema solitudine, perché avviene a casa in un tempo che può essere anche molto lungo. Indipendentemente dal luogo di somministrazione, chiedo allora che il consultorio diventi sempre più un punto di ascolto, di monitoraggio e di tutela della salute delle donne, con investimenti che prevedano percorsi di accompagnamento e di mediazione culturale. Grazie alla legge 194 le donne sono state strappate alla solitudine e alla clandestinità, su questo non possiamo fare nessun passo indietro.
E su questo livello che mi interessa aprire un confronto serio che tenga conto di tutte le sensibilità e che non escluda a priori l’aula del consiglio regionale - conclude Casteldini - che non è solo un orpello fastidioso a cui rivolgersi solo quando l’obbligo di legge lo prevede'
Redazione Pressa
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