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Aemilia, Mezzetti sfida penalisti e Galli: 'Confermo identiche parole'

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'Esiste il diritto costituzionale alla libertà di espressione e questo non me lo lascio negare da nessuno, figuriamoci da un ordine professionale'


Aemilia, Mezzetti sfida penalisti e Galli: 'Confermo identiche parole'
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'Avrei volentieri consegnato all’oblio questa pretestuosa ed inutile polemica ma anche oggi sono oggetto di attenzione ancora una volta da parte di un avvocato difensore di due presunti affiliati ai clan ‘ndranghetisti nel processo Aemilia e dunque ritorno sul tema per dovere di chiarezza'. Così l'assessore alla legalità Massimo Mezzetti torna sullo scivoloso scontro con i penalisti modenesi sul possibile annullamento delle sentenze del processo Aemilia.

'La premessa: una recente sentenza della Cassazione, secondo gli avvocati difensori dei presunti ‘ndranghetisti, potrebbe rendere nullo un anno di udienze, facendo retrocedere il dibattimento a maggio 2017, quando i giudici decisero di impedire due giorni di sciopero agli avvocati. La Suprema Corte ha infatti giudicato 'abnorme' la decisione del Collegio reggiano, in 'violazione del diritto costituzionale della difesa'. L'astensione era stata proclamata a maggio 2017 nell’ambito delle proteste per la riforma della giustizia Orlando.

Il Collegio aveva motivato la sua decisione sulla base dell’interesse per il detenuto (che avrebbe visto così allungare il suo periodo di detenzione) e dell’interesse sociale del processo. Nello stesso tempo, il presidente dei giudici, Francesco Maria Caruso, aveva investito la Corte Costituzione della questione sull’interpretazione della norma, non sospendendo però il processo e proseguendo con i lavori di aula fino a oggi. La decisione dei giudici di Aemilia (e il loro appellarsi alla Corte Costituzionale nell’interpretazione della norma) avrebbe di fatto 'sospeso il loro potere decisionale' per tutti gli atti successivi a maggio 2017, dicono invece i legali interpretando la sentenza. E, per un effetto ‘domino’ previsto dalla norma, tutte le udienze che sono state celebrate da maggio 2017 in poi potrebbero essere nulle; con la conseguenza di dover rifare un anno di processo e la possibilità che i detenuti vengano scarcerati prima della sentenza - ricorda Mezzetti -.

A seguito di questo pericolo, si è da più parti sollevata la preoccupazione in merito alle sorti di questo importante procedimento per il Paese e per tutto il nostro territorio. Chiamato in causa da una interrogazione in Assemblea Legislativa da parte del PD che chiede quali iniziative intende prendere la Giunta regionale al riguardo, interpellato da un giornalista ho risposto 'La questione rappresenta un terreno complicato e delicato, perché si mette in discussione il diritto alla difesa che è sacrosanto, così come è sacrosanto il diritto allo sciopero. Però bisogna capire dov'è il confine e dove finisce il diritto alla difesa e il diritto di sciopero e dove inizia l'uso strumentale di questi se fossero evocati per stravolgere l'esito di un processo importante e quindi, la dico provocatoriamente, dove finirebbe il diritto alla difesa e dove inizierebbe la complicità in quest'ultimo caso. In merito all'interrogazione che ieri il Pd in Regione ha annunciato nei confronti della Giunta, preciso che noi non possiamo intraprendere iniziative. Non rimane che auspicare che l'esito in Corte costituzionale, che il 4 luglio sarà chiamata a decidere, tenga ben conto che questo è il più importante processo di mafia al nord e che non possiamo vanificare un anno di lavoro fatto ma eventualmente censurare quella singola udienza che ha violato il diritto senza mettere in discussione un intero anno di lavoro'. Questa mia dichiarazione, riportata sinteticamente da qualche agenzia, ha scatenato nei miei confronti un duro attacco dei penalisti, modenesi e non, che hanno affermato in un loro comunicato “si ponga un freno al giustizialismo dilagante e alle aggressioni agli avvocati, la politica non deve fare pressioni sulla Giustizia…Simile posizione appare l’evidente frutto di una visione alterata dei più importanti diritti di libertà dei difensori”.

'A seguire sono volate parole grosse da parte dell’avv. Pecorella (si, proprio lui, l’autore delle norme ad personam quando all’epoca ricopriva l’incarico di ministro della Giustizia nel governo Berlusconi), difensore di uno degli imputati al processo Aemilia. In ultimo si aggregato il neo consigliere regionale Andrea Galli che chiede la mia testa (politica, s’intende). Ora, a parte che chi mi conosce sa che sono uno dei più “garantisti” tra le fila della sinistra – cosa che mi è costata spesso polemiche e critiche – , quello che mi colpisce è la mancanza di onestà intellettuale e di correttezza di tutti costoro nel non essersi presi la briga di andare a cercare il testo integrale della mia dichiarazione e forse comprenderne meglio l’articolazione e la problematicità che essa poneva nel rispetto dei diritti che vengono evocati nelle loro dichiarazioni. Non mi sfugge la scivolosità di questi argomenti ma nel parlare, l’ho fatto con cognizione di causa e ripeterei oggi esattamente le stesse parole perché, così posto, il tema esiste enorme come una casa e non vederlo comporta superficialità o peggio malafede.  Esiste il diritto alla difesa ma esiste anche, ancora più importante, il diritto costituzionale alla libertà di espressione e questo non me lo lascio negare da nessuno, figuriamoci da un ordine professionale'.


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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