Prosegue il tour dell’europarlamentare della Lega Anna Cisint nei luoghi simbolo della discussione sui sedicenti centri culturali islamici che, di fatto, operano come luoghi di culto. Nei mesi scorsi l'avevamo incontrata a Modena, in via Spontini, dove il Comune ha concesso locali nella sede della circoscrizione a un’associazione islamica per attività culturali e religiose. Ieri pomeriggio Anna Cisint ha visitato Sassuolo, dove è in corso la raccolta firma sostenuta da tutto il centro destra e che avrebbe raggiunto circa 5000 sottoscrizioni, contro l'apertura di quella che presto, su concessione del Comune, potrebbe diventare una grande moschea nel comarto I Quadrati, e a Castelfranco Emilia, dove la abbiamo incontrata ccompagnata dalla referente della Lega per Castelfranco e San Cesario, Lodovica Boni e dal consigliere comunale di opposizione a San Cesario Mirco Zanoli.La parlamentare è nota per la sua battaglia politica contro le moschee irregolari. Quando era sindaco di Monfalcone, fino al 2024, ha fatto chiudere quattro luoghi di culto non autorizzati ricavati all’interno di centri culturali, applicando la normativa comunale. Una decisione che ha suscitato forti proteste e minacce da parte della comunità islamica, tanto da rendere necessaria la scorta.
Da tempo gira l'Italia per denunciare situazioni contestate e per lanciare un appello affinché tali situazioni trovino una soluzione e per lanciare il suo messaggio sul significato di avere una moschea all'interno del tessuto urbano sociale e culturale in prospettiva futuro.Davanti al centro culturale islamico di via Ripa Superiore, Cisint ha ribadito la sua posizione: 'Siamo certi che le moschee irregolari possano e debbano essere chiuse. I sindaci hanno una responsabilità seria verso i cittadini e verso la legge italiana, che impone il rispetto delle destinazioni d’uso. Questo non è un centro culturale, come molte altre strutture che abbiamo visto a Modena: qui è evidente che si tratta di un luogo di culto'. Del resto a supportare nei fatti tale ipotesi, non c'è solo il via vai di persone, diverse decine di persone, tutti uomini che durante il presidio entrano da una porta sul retro dello stabile nei locali, ma anche dal fatto che anche on-line, su social, siti e riferimenti google, il centro di via Ripa, registrato dal Comune come culturale, viene identificato come moschea a Castelfranco.La parlamentare ha espresso forte preoccupazione per le attività svolte all’interno di questi spazi: 'All’interno si predica una visione politica dell’Islam, quello della sottomissione, incompatibile con il sistema democratico.
In assenza di un’intesa con lo Stato, prevista dalla Costituzione, non si devono concedere neanche ‘mezzi millimetri’ di tolleranza. È una questione di sicurezza e di rispetto delle leggi'.Il caso di Castelfranco si inserisce è replicabile in un contesto più ampio che da anni interessa la provincia. Da casi passati ai più recenti. A Sassuolo, l’associazione islamica ha acquistato un nuovo grande spazio nel comparto “I Quadrati” a Braida, con l’intenzione dichiarata di trasferirvi il luogo di culto attualmente in via Cavour, contando su una variazione urbanistica da approvare in consiglio comunale e che potrebbe arrivare attraverso un voto a maggioranza dei partiti di centro sinistra e del sindaco, ma osteggiata dal centro destra.A Castelfranco, invece, uno stabile privato con locali al piano terra è stato ufficialmente registrato come centro culturale, doposcuola islamico e patronato. Tuttavia, secondo le segnalazioni, nei fatti funzionerebbe come moschea. Come detto i riferimenti online oltre le testimonianze dei residenti, come luogo di culto. Per il Comune è un centro culturale, ma per Cisint “nella realtà è altro, e non può essere concesso nel rispetto della legge. Il sindaco dovrebbe intervenire'La referente della Lega per Castelfranco e San Cesario, Lodovica Boni, ha aggiunto: 'Abbiamo elementi che ci permettono di affermare che si tratta di un luogo di culto nascosto.
Dopo un accesso agli atti presso il Comune, ci è stato risposto che esistono solo centri culturali islamici, ma non luoghi di culto. Questo ci fa pensare che l’amministrazione stia sottovalutando un problema che potrebbe avere ripercussioni serie in termini di mancato rispetto della normativa e di sicurezza'.Boni ha inoltre evidenziato la presenza di una scuola doposcuola islamica in lingua araba: 'Non sappiamo cosa venga insegnato ai ragazzi. I cittadini ci hanno chiesto di intervenire, e noi siamo qui per dare voce alle loro preoccupazioni'.
Gi.Ga.