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Bankitalia boccia la Manovra: 'No all’aumento del tetto al contante'

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Per Bankitalia le misure che puntano a innalzare il tetto al contante sono in contrasto con la modernizzazione del Paese


Bankitalia boccia la Manovra: 'No all’aumento del tetto al contante'
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Bankitalia dice no alla scelta del governo Meloni di alzare il tetto per l’utilizzo di denaro contante e per limitare l’utilizzo del Pos. Sono misure, osserva Bankitalia, che non vanno nella strada della modernizzazione del Paese. Uguale: un passo indietro, per l’Italia. Oltre che un occhiolino all’evasione fiscale, che invece è necessario continuare a combattere strenuamente. Ecco cosa dice per l’esattezza Bankitalia sulle misure contenute nella Manovra varata dal nuovo governo: “Le disposizioni in materia dei pagamenti in contanti e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola, rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr, e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”. Sono le parole utilizzate da Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, per concludere la sua audizione davanti alle commissioni congiunte in materia di Bilancio.

Il tetto al contante non è l’unica misura contenuta nella Manovra su cui arrivano le critiche di Bankitalia. In primis il diverso trattamento di dipendenti e autonomi, di cui si segnala un aumento: “La discrepanza di trattamento tributario tra lavoratori dipendenti e autonomi, e all’interno di questi ultimi tra contribuenti a regime forfettario e esclusi dal regime, risulta cresciuta”. E poi c’è un passaggio molto critico sulla flat tax, che finirebbe per creare disparità tra lavoratori che hanno possibilità economiche simili.

Gli interventi sulla Flat tax, dice Bankitalia, pongono “un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente in modo ingiustificato individui con la stessa capacità contributiva”, afferma Balassone. Bankitalia non vede infatti di buon occhio “la sussistenza di regimi fiscali eccessivamente diversificati fra differenti tipologie di lavoratori”.

Tanto più che “in un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta, come quello forfettario e di un regime soggetto alla progressività, come quello Irpef, comporta una ulteriore penalizzazione per chi è soggetto a quest’ultimo, in quanto gli eventuali adeguamenti di retribuzione alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata a una aliquota più elevata, il cosiddetto drenaggio fiscale, cui invece i contribuenti del regime forfettario non sono sottoposti” .

“La Manovra aumenta dell’1,1% del Pil il debito nel 2023, si tratta di poco piu di 21 miliardi e dello 0,1 nel 2024. Mentre nel 2025 ne determina una riduzione dello 0,2%. L’ampiamento del disavanzo per il prossimo anno avrebbe dumque natura temporanea, e rifletterebbe sostanzialmente la proroga di misure volte ad attenuare l’impatto sul sistema economico dei rincari energetici. Queste misure ammontano a 20 miliardi e mezzo nel 2023 e scendono a 1 miliardo nel biennio successivo. Data l’elevata incertezza che caratterizza il quadro macroeconomico, e i limitati spazi di bilancio a disposizione, questa impostazione appare prudente”. Lo dice il Dott. Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, in audizione in commissioni congiunte Bilancio del Parlamento.
“Le misure in aumento dell’indebitamento netto ammontano a quasi 19 miliardi nel 2023. Si tratta di maggiori uscite per 10 miliardi e minori entrate per quasi 9. Le coperture sono pari a oltre 18 miliardi. Di queste disposizioni di copertura occorrerà monitorare l’efficacia”, prosegue Balassone.

“Complessivamente le misure introdotte nella legge di bilancio per la famiglia determinerebbero un aumento del disavanzo di circa mezzo miliardo nel 2023 e poco meno di 1 nel biennio successivo”, dice ancora Balassone. Quanto all’assegno unico, “l’assegno unico e universale ha sostituito le misure preesistenti riformando il sistema. Già in passato la Banca d’ Italia si è espressa a favore di questa razionalizzazione”.

Con gli interventi sul Reddito di cittadinanza, “è previsto una riduzione delle spese di 0,7 miliardi di euro nel prossimo anno e di 1 miliardo in ciascuno dei due anni successivi”. Lo dichiara il Dott. Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, in audizione in commissioni congiunte Bilancio.

Redazione Pressa
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