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Con l'abolizione dei rimborsi elettorali, il sistema di finanziamento ai e dei partiti ha dovuto reggersi su 2 strumenti. Da un lato il 2x1000, il nuovo canale del finanziamento pubblico. Dall'altro le donazioni private, per cui erano state previste delle importanti agevolazioni fiscali.
Alla luce dei dati esposti nei bilanci dei partiti (scadenza per la presentazione il 15 luglio), questi due metodi di finanziamento hanno funzionato solo in parte. Le donazioni da privati segnano una crescita, ma in realtà a crescere sono soprattutto i contributi degli eletti al partito di riferimento. Parallelamente, il 2x1000 incassato dai partiti vale poco più della metà di quanto teoricamente stanziato.
Il calo del 2x1000
Il 2x1000 è il metodo di finanziamento pubblico introdotto con il decreto 149/2013. Non più una cifra fissa (91 milioni di euro, e fino al 2012 il doppio), spartita in base ai risultati elettorali di politiche, europee e regionali.
Ma una quota dell'irpef che ogni contribuente può scegliere se destinare ad una forza politica iscritta nell'apposito registro.
Al contrario, le altre principali forze politiche assistono ad una diminuzione delle entrate da 2x1000. Il Partito democratico perde quasi un 1 milione di euro tra 2017 e 2018 (-12,4%), Sinistra italiana ha ricevuto 437mila euro in meno rispetto a quanto totalizzato da Sel nell'anno precedente. Dati che solo in parte sono compensati dall'arrivo di Mdp, la forza politica nata dalla scissione del Pd.
Anche sul versante del centrodestra di opposizione, Forza Italia ha perso il 25% rispetto al 2017, mentre Fratelli d'Italia quasi il 9%.
I maggiori finanziatori dei partiti sono i loro eletti. Ciò è vero in primo luogo per le donazioni da persone giuridiche, cresciute di circa 1 milione di euro. Vale anche per i contributi da persone fisiche, ma in media l’80% delle donazioni da persone fisiche viene dagli eletti.