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Alla nostra redazione è giunta una nuova lettera aperta al presidente della Regione Bonaccini sul tema delle vaccinazioni obbligatorie.
Caro presidente,
Le scrivo perché in un Parlamento in cui ci sono praticamente tutti i partiti nel governo, manca come il pane un'opposizione e un contraddittorio. Mi riferisco in particolare al Decreto legge 44 del 1 aprile, che introduce l'obbligo di vaccinazione per chi come me esercita una professione sanitaria (sono farmacista). Premetto di non essere un no-vax, lo testimonia il fatto che mio figlio ad esempio abbia fatto tutte le vaccinazioni di routine. Riguardo al Decreto di cui sopra, credo non sia giusto calpestare la costituzione e violare il diritto della 'proprietà del proprio corpo', nonché la dignità della persona, imponendo un trattamento con un farmaco sperimentale (come affermato dallo stesso Figliuolo) sotto il ricatto di un demansionamento e della perdita del proprio stipendio.
L’obbligo potrebbe avere senso se il vaccino fosse risolutivo, e cioè impedisse con certezza sia la trasmissione che il contagio, cosa che non è, come riportato del resto anche dal sito dell’istituto superiore di sanità. In questo scenario non ci sono nemmeno più i sindacati. Vi è un unico pensiero monocorde senza nessuna possibilità di replica. In ogni farmaco, in ogni situazione c'è un rapporto rischio beneficio. Per le persone anziane e fragili è probabilmente vantaggioso fare il vaccino, per uno psicologo 35enne no, come sottolineato del resto dallo stesso Draghi, che pure aveva firmato il decreto. Probabilmente senza leggerlo. Mi piacerebbe chiederle presidente Bonaccini perché anche lei si è schierato tra gli integralisti del vaccino senza promuovere un dialogo con i sanitari, tra i quali si annoverano anche molti medici rimasti silenti per timore di ritorsioni, o sanitari vaccinatisi solo perché ricattati. Sono molto sorpreso, sono abituato a vivere in una regione come l’Emilia che è sempre stata “pensante”. E tanto più sorpreso come lavoratore onesto e che ama il proprio lavoro per essere finito in una sorta di lista di proscrizione. Un saluto
Davide Marini
Redazione Pressa
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