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Eravamo tutti d'accordo (anche il Presidente Stefano Bonacini lo e'), di istituire un centro per il rimpatrio per regione, ma l'ipotesi di Bologna giunge completamente nuova, perche' si stava lavorando su un'altra ipotesi', ovvero quella di Modena. Lo ha affermato oggi a Bologna, a margine di un incontro nella sede di Confartigianato Bologna, la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini. La Regione Emilia-Romagna pare non aver gradito molto lo scatto in avanti improvviso del sindaco di Bologna, Virginio Merola, sull'apertura di un centro per il rimpatrio sotto le Due torri. 'C'era una discussione in atto e penso che queste problematiche vadano condivise e affrontate a livello regionale. Bisogna fare seriamente una riflessione, che sia condivisa, perche' questa ipotesi di Bologna l'ho sentita per la prima volta'.
Ad oggi sono circa 13.000 le persone accolte in Emilia-Romagna, suddivisi nel 78% dei Comuni. 'Siamo una delle regioni con la percentuale piu' alta- sottolinea Gualmini- la Toscana e' al'82%, la media nazionale e' sotto il 50%'. Proprio per il calo degli arrivi, sostiene la vicepresidente, questo e' il momento giusto per 'fare il punto sull'integrazione. Servono percorsi di formazione veri, non finti- afferma- una cosa che prima era difficile organizzare per la pressione degli arrivi. A questo punto abbiamo i mezzi per farlo e quindi dobbiamo lavorare sull'inclusione delle persone che hanno capacita' da mettere in campo, per non vederli per strada che chiedono l'elemosina'. Secondo Gualmini, 'se non inseriamo queste persone nel mondo del lavoro, abbiamo fallito. Ma serve pazienza, serve un lavoro di anni'. La vicepresidente della Regione sprona pero' il mondo imprenditoriale. 'Serve uno sforzo anche da parte delle imprese- afferma Gualmini- tante aziende ci chiedono manodopera, in alcune zone siamo alla piena occupazione. E' possibile che non troviamo un lavoro per queste persone?'.
Redazione Pressa
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