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“Tre parole chiave: dialogo, identità e unità. Dialogo perchè noi abbiamo bisogno che Confindustria sia vicina ai territori. Per quanto riguarda l’identità, che sarà una sfida enorme, significa riuscire a fare sentire parte di un progetto anche l’ultimo associato, questa sarà una delle sfide più importanti. L’unità era un’esigenza dopo una campagna elettorale un pò accesa. Oggi sono molto contento perchè il voto, 99,5%, ha dimostrato che il nostro sistema si sia riuscito a ricompattare”. Così Emanuele Orsini, eletto ufficialmente dall’assemblea privata di Confindustria nuovo presidente per il quadriennio 2024-2028. In conferenza stampa, il nuovo numero uno di Viale dell’Astronomia, ha parlato di diversi temi, tra questi, Europa, energia, lavoro, industria.
“Sul tema dell’Europa bisogna avere le idee chiare sulla politica industriale europea, serve una cultura non anti-industriale, dobbiamo smetterla con gli atteggiamenti ideologici e ci auguriamo che la nuova Commissione europea metta al centro l’industria”, aggiunge.
“Noi abbiamo bisogno che ripartano gli investimenti. Oggi sono bloccati perchè Industria 4.0 è arrivata alla fine, perchè il costo del denaro è alto. Noi aspettiamo Industria 5.0 da dicembre 2023, se c’è la volontà di farla serve un segnale subito perchè è legata al Pnrr e quindi scade. Abbiamo bisogno di misure che abbiano una visione almeno a 5 anni”. Per Orsini, poi, l’energia sarà al centro del dibattito, “è un tema di sicurezza nazionale perchè serve ovviamente incrementare l’indipendenza energetica, abbiamo capito che non possiamo farlo solo con le fonti rinnovabili, abbiamo bisogno di un mix energetico e per questo abbiamo bisogno di essere competitivi. Serve sostenere, non solo in campagna elettorale, il nucleare pulito con una rete elettrica nazionale e non privata. Se vogliamo essere europeisti abbiamo bisogno di un mercato unico dell’energia”.
Il presidente di Confindustria, inoltre, affronta temi attuali come Superbonus, Stellantis, Ponte sullo Stretto. “Servono norme che non siano retroattive, è un tema di fiducia, questo non ce lo possiamo permettere, non possiamo permetterci che l’industria non si fidi delle istituzioni. Io sono d’accordo che il 110 venga chiuso, ma non possiamo pensare che lo facciamo dall’oggi e domani – evidenzia -, dobbiamo far finire il lavoro delle imprese. Dobbiamo sederci attorno a un tavolo per costruire un percorso non in chiave conflittuale ma di costruzione. Ci organizzeremo presto con un tavolo di lavoro per presentare al governo le nostre proposte. Io sono tra uno di quelli che lo ha sostenuto, in quel momento ha dato un valore, un grande impulso all’economia. Mi auguro che Stellantis mantenga la promessa fatta del milione di auto in Italia, è un tema di salvaguardia della filiera. Se dobbiamo dare finanziamenti governativi ad auto che vengono fuori dall’Europa non credo che sia corretto”.
Per Orsini è “anacronistico pensare di dividere il Paese in questo momento, proprio quando noi chiediamo tutti di avere gli Stati Uniti d’Europa. Serve promuovere lo sviluppo industriale del Mezzogiorno per abbattere i divari economici e sociali, vogliamo che cresca l’occupazione e la produttività, questo sarà fondamentale se vogliamo far crescere il Paese. Per fare questo – osserva -, servono infrastrutture adeguate perchè se mancano nessuno va a costruire. Qualsiasi infrastruttura è positiva, sono d’accordo sul Ponte sullo Stretto ma dobbiamo anche arrivare allo Stretto. Penso che le infrastrutture siano da potenziare se vogliamo sostenere un Sud che cresce”. Infine, il lavoro e manovra. “Parlare di Jobs Act in una nazione dove ci sono ragazzi che selezionano le imprese dove lavorare, mi pare una pazzia. Credo non sia un tema ma solo una chiave politica, non credo sia un’esigenza del momento. Cercheremo di fare proposte al governo a costo zero, o proposte che vengano considerate un investimento. Saranno proposte corrette o che siano anche nell’interesse del governo. Serve anche per recuperare un giusto rapporto. Oggi, per esempio, sappiamo che la legge di bilancio sarà complicata, che i margini di azione sono stretti, ma si possono costruire percorsi virtuosi che possano dare una spinta all’economia”, conclude.
Redazione Pressa
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