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Una lettera aperta ad Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordine dei Farmacisti Italiani, da parte di una ex farmacista modenese per sottoporre ancora una volta all'Ordine il tema dei sanitari esclusi dai luoghi di lavoro per non aver aderito alla campagna vaccinale. Pubblichiamo in modo integrale questa lettera aperta.
Buongiorno dottor Mandelli,
mi scuso anticipatamente se questa mia lettera le arriva dopo più di un mese dalle sue dichiarazioni in merito alle varie giornate celebrative dei farmacisti, degli operatori sanitari e dei “curanti” in generale. Sono pensieri che non scaturiscono da una immediata vis polemica, ma da uno stratificarsi di consapevolezze successive che hanno richiesto il giusto tempo di maturazione.
L’assoluta noncuranza con cui ha ignorato e non citato di fatto i millesettecento farmacisti sospesi in tutta Italia spiega egregiamente quale sia il suo atteggiamento nei confronti delle norme deontologiche e dei diritti costituzionali, anche quelli che tutelano le minoranze.
Siamo pochi rispetto alla moltitudine di api operose che avete messo assieme, con più o meno coercizione (e anche qui sarebbe da fare due conti su quanti nella totalità dei circa centomila farmacisti sul territorio nazionale convinti e quanti ricattati), ma le assicuro che siamo compatti e fortemente motivati. Perché vede, ci sono ancora professionisti della salute che intendono restare “curanti” liberi e non asserviti a disposizioni che di sanitario hanno ben poco. L’avete forgiato con il concetto della “farmacia dei servizi” questo esercito di tamponatori, vaccinatori, erogatori di greenpass quando in verità è una “farmacia al servizio” di un governo manipolato e manipolatore.
Fintanto che ci sarà questo intendimento sarà per i farmacisti come per i medici: la propria scienza e coscienza imbavagliata, discriminata e piegata a imposizioni superiori che non possono ne’ essere scavalcate ne’ essere messe in discussione.
Le risorse per rilanciare la sanità vorremmo vederle investite in un potenziamento della medicina territoriale, lasciando che ad ogni operatore sanitario competa il suo ruolo, fornendo risorse economiche ed umane ai mmg, garantendo un aumento di personale e numero di posti nelle terapie intensive, implementando la specialistica convenzionata per impedire che il cittadino debba ricorrere alla sanità privata per poter accedere in tempi umani. Forse in verità sarebbe ora di ripensarla totalmente questa idea di sanità…
Tutti noi abbiamo ben presente l’importanza della salute come bene fondamentale, infatti difendiamo il diritto alla libertà di cura e le assicuro che la fiducia ce la guadagniamo ogni giorno restando ben fermi e coerenti in questa nostra posizione. Le violenze le subiamo dai media, dai medici asserviti, dai colleghi a cui avete assegnato il ruolo di unici detentori della verità scientifica. E c’è una differenza sostanziale tra noi e loro: il farmacista libero ha come priorità quelle di aiutare, rendere consapevoli, evolvere, affiancare nella costruzione di una propria autonomia di pensiero i cittadini che vogliono essere protagonisti delle scelte in merito alla loro salute. Viceversa voi impostate il ruolo dei sanitari in termini fideistici, trasmettete il messaggio che chi non si fida-affida è come avesse abbandonato la retta via e la sua salvezza consiste unicamente nel ravvedersi e uniformarsi al vostro pensiero, voi volete mantenere il cittadino nell’ignoranza e nella paura per poterlo pilotare a vostro piacimento, alimentate atteggiamenti divisivi, inducete le persone a credere che ci siano persone migliori e persone peggiori in base ad un vostro criterio e metro di giudizio.
La violenza peggiore è quella travestita da sorrisi e buoni propositi.
Sono orgogliosa di stare dalla parte di chi si batte in minoranza con le minoranze, perché voi la lotta alle discriminazioni la fate solo sulla carta e ve ne fregiate anche, noi la tocchiamo con mano e la viviamo giorno per giorno a fianco di chi subisce queste ingiustizie.
Elena Degli Esposti, ex farmacista
Redazione Pressa
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