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'Da 16 mesi non vediamo i nostri cari. Questa è disumanità'. Lo gridano forte i familiari degli anziani ricoverati nelle Rsa, arrivati questa mattina a Bologna da tutto il Centro-Nord Italia per manifestare contro una situazione diventata ormai 'intollerabile'. Lo dice chiaro e tondo Maria Caterina Dell'Aera del Coordinamento per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti, nel corso della manifestazione nazionale organizzata a Bologna sabato 26 giugno a Bologna, in Piazza Re Enzo.
Sono 25 le organizzazioni e più (USB pensionati, CUB Sanità e altri), sparse in tutt'Italia, che hanno aderito all'evento promosso e coordinato da Comitato Libro Verde, Comitato Anchise, Fondazione Promozione Sociale onlus e Medicina Democratica e che hanno organizzato delegazioni da diverse città, per denunciare il fatto che 'gli anziani malati e ricoverati non sono cittadini di serie b, da tenere segregati, ma che hanno gli stessi diritti di tutti i cittadini non solo per l'assistenza e per le cure sanitarie, ma per la qualità della vita, fra cui il diritto basilare a uscire e frequentare parenti e amici.
Non si può e non si deve dimenticare la spaventosa strage di anziani e non autosufficienti che c'è stata durante la pandemia non solo nelle RSA e in strutture similari, ma anche nelle proprie case per mancanza di assistenza e di cure sanitarie. Sono 16 mesi che i familiari non entrano nelle RSA, nonostante i vaccini e le misure adottate. Denunce e richieste contenute in un appello al presidente del Consiglio Mario Draghi. Sviluppato in 4 punti: Potenziamento dei servizi sanitari territoriali, ospedalizzazione a domicilio, medicina del territorio, ADI (Assistenza domiciliare integrata); garanzia del diritto a un contributo economico (assegno di cura) della sanità ai malati cronici non autosufficienti, perché possano assicurarsi le prestazioni di cui necessitano 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno; riorganizzazione delle cure sanitarie nelle RSA che devono rientrare nella filiera del Servizio sanitario; abbattimento delle rette di ricovero; garanzia delle convenzioni senza lista di attesa e la partecipazione dei familiari e dei comitati di cittadini; applicazione del contratto della Sanità pubblica a tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari;presa in carico dell’ASL dopo un ricovero in ospedale o in altra struttura sanitaria: basta con le dimissioni selvagge
Tutti denunciano la stessa situazione: dall'inizio della pandemia, i familiari non possono più accedere alle strutture e gli anziani dentro le Rsa 'sono abbandonati'. Le Regioni intanto 'rimpallano le responsabilità' e il Governo 'parla ma non fa niente'. A riassumere la questione è proprio la signora Maria Caterina Dell'Aera. 'Comitati, associazioni e gruppi singoli si sono radunati dopo le tante morti nelle Rsa e il blocco delle visite, perché chiediamo qualcosa di più di quanto fatto finora - spiega - il Governo ha dato la massima libertà alle direzioni delle case di cura, che al 70% sono privati convenzionati, e questo ha penalizzato le famiglie e gli stessi anziani'. Di fatto, afferma Dell'Aera, la pandemia ha offerto 'una prova generale. I nostri anziani sono stati affidati per un anno solo alle strutture. E in tutta Italia ci sono gli stessi problemi: li abbiamo trovati soli, abbandonati, tristi e disidratati. Mia madre è dimagrita sei chili ed è peggiorata dal punto di vista cognitivo. È vergognoso, siamo davvero arrabbiati. Se questo è il futuro che ci attende, continueremo a lottare'.
Anche con l'avanzare della campagna vaccinale, la situazione nelle Rsa non è migliorata. 'Le visite sono di al massimo 20 minuti, una volta alla settimana - spiega Dell'Aera - non è più possibile per noi andare tutti i giorni, non ci fanno più entrare. L'altro giorno un'assistente mi ha rimproverata perché ho asciugato il naso a mia madre. Parlano tanto, ma nessuno si prende davvero cura degli anziani'. Per questo, spiegano gli attivisti del Coordinamento, 'chiediamo al Governo prima di tutto di partecipare alle riunioni della commissione Paglia per la riforma del sistema delle Rsa. E poi vogliamo entrare come comitati di familiari nelle Rsa, due o tre persone in rappresentanza: dobbiamo essere ascoltati e vogliamo avere sicurezze'. La signora Maria Caterina, che è di Bologna, punta il dito anche contro la Regione Emilia Romagna. 'Ha fatto un tavolo per incontrare i comitati delle vittime e si sono visti due o tre volte: tante promesse, ma non ha fatto nulla - attacca la rappresentante del Coordinamento - la Regione gestisce il Fondo per la non autosufficienza, è ora che si svegli e che spenda quelle risorse per dare servizi più qualificati. Noi continueremo a fare pressione, le Rsa non sono depositi per gli anziani'.
Redazione Pressa
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