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Dal 1? aprile, pensioni più leggere per 50.000 modenesi

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Lo Spi-CGIL calcola gli effetti (retroattivi da gennaio), dell'adeguamento all'inflazione previsto dalla legge di bilancio 2019. Il governo rinvia a la decurtazione degli arretrati. Sgarbi (CGIL): 'Mossa elettorale, una ingiustizia per i pensionati'


Dal 1? aprile, pensioni più leggere per 50.000 modenesi
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E’ scattata dal primo aprile la riduzione delle pensioni per effetto del ricalcolo della perequazione, termine tecnico che definisce di fatto l’adeguamento all’inflazione degli assegni pensionistici, previsto dalla Legge di Bilancio 2019. 

Ciò comporterà, per le pensioni al di sopra del 1522 euro lordi mensili (l'adeguamento per quelli 'sotto' non avrà alcun effetto), una riduzione dell'importo mensile, che crescerà parallelamente alla grandezza dell'importo mensile dell'assegno. Ma nonostante le riduzioni dovute agli effetti del ricalcolo siano scattate con l'entrata in vigore della legge di bilancio, ovvero dal 1° gennaio 2019, i primi effetti sono scattati ad aprile.

Le prime tre mensilità del 2019, ovvero gennaio, febbraio e marzo, erano state pagate con il precedente sistema, poiché la Legge di Bilancio 2019 era stata approvata in tutta fretta il 30 dicembre e l’Inps non ha avuto i tempi tecnici per recepire i nuovi scaglioni.

Scattati quindi non dal primo gennaio ma dal primo aprile. Questi riguarderanno per 5 milioni e 600.000 pensionati italiani. Tra i 50 e 55 mila quelli in provincia di Modena segnalati dallo Spi cgil che nell’assegno di aprile riceveranno una pensione con importi inferiori. A seconda dell’importo dell’assegno fino ad ora percepito. Il sistema della cosiddetta perequazione, ricalcola l'importo della pensione percepita rapportandolo in modo differente, a seconda dall'importo delle pensioni, al tasso di inflazione. 

Per le pensioni sino a 1.522 euro lordi al mese al 31 dicembre non cambia niente perché il rapporto con l'inflazione rimane 100%, mentre le riduzioni incideranno sulle pensioni di importo superiore.  Da pochi centesimi al mese in meno per le pensioni sino a 2.029 euro lordi, a  circa 12 euro mensili in meno per le pensioni sino a 3.

000 euro lordi e circa 19 euro mensili in meno per le pensioni sino a 4.000 euro lordi. Di fatto il governo ha voluto introdurre un sistema differenziato per ridurre gradualmente, lasciando invariata le pensioni base, le pensioni più alte.

Per le pensioni di gennaio, febbraio e marzo 2019 l’Inps ha erogato pensioni rivalutate in base al precedente accordo Governo-Sindacati del 2016 che prevedeva tre 3 fasce di rivalutazione con indici più favorevoli. 

Il recupero dei maggiori importi percepiti nelle prime tre mensilità dell'anno

Se dal primo aprile sono scattati gli effetti del ricalcolo, applicato per la prima volta, senza scherzi, dal 1° aprile, partiranno da giugno, con formule ancora tutti da stabilire, i recuperi delle somme in più che i pensionati italiani hanno ricevuto nei cedolini dei primi tre mesi dell'anno. Il governo aspetterà le elezioni per procedere ad una operazione di recupero dei soldi già incassati dai pensionati, attraverso l'ulteriore riduzione (o in soluzione unico o rateale), dai successivi assegni.

'Un’operazione elettorale e strumentale' - ha commentato lo Spi-Cgil di Modena, 'poiché si lasciano passare le elezioni amministrative/europee di maggio per pure ragioni di consenso elettorale'

Cosa ci guadagnerà lo stato

La nuova perequazione con la quale saranno calcolati gli assegni mensili delle pensioni è di 30 milioni di euro al mese per le casse dell’Inps, sino a un risparmio di 400 milioni di euro all’anno. Che moltiplicato per i 3 anni porterà nelle casse dello stato la quantità di risorse necessaria per potere quasi totalmente fornire la copertura finanziaria per la quota 100. Di fatto il provvedimento che consentirà la pensione a lavoratori che fino a ieri non ne avevano ancora maturato il diritto sarà finanziato con i soldi di altri pensionato. Il tutto nella prospettiva che questi provvedimenti, sia in entrata (nuova perequazione), sia in uscita (finanziamento quota 100), abbiano una durata almeno triennale.

Per Spi-Cgil provvedimento ingiusto 

'I nuovi criteri di applicazione della perequazione, rappresentano una grande ingiustizia che colpisce i pensionati e che fa carta straccia dell’accordo 2016 Governo-Sindacati con il quale si erano ottenute condizioni più favorevoli'- afferma Alfredo Sgarbi, segretario provinciale SPI-CGIL
 
'Con i nuovi criteri stabiliti per 3 anni (2019-2020-2021) dalla Legge di Bilancio senza nessun confronto con le parti sociali, si recuperano risorse dai pensionati per coprire provvedimenti quali Quota 100 e Reddito e Pensione di cittadinanza, le due misure bandiera del Governo giallo-verde. 

E’ profondamente ingiusto 
 - afferma Sgarbi - continuare a colpire i pensionati per fare cassa, visto che già avevano pagato negli anni precedenti poiché con la legge Fornero era stata bloccata per 2 anni la perequazione per le pensioni di importo superiori a 3 volte il minimo (all’epoca 1.405 lordi mensili)' 

'E’ una misura che il sindacato pensionati Spi/Cgil contesta profondamente' - continua il sindacato di Piazza Cittadella. 'Già il 27 dicembre 2018 ha messo in campo una prima protesta con presidi sotto le Prefetture, il 9 febbraio 2019 unitariamente con Cisl e Uil la manifestazione a Roma ha portato l’attenzione anche su questi temi, e sono in programma ulteriori iniziative, manifestazioni territoriali a maggio, e  una manifestazione nazionale il 1° giugno'. 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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