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“Da statuto non possiamo sostenere il candidato di un partito, ne ho parlato anche con Beppe.....Qui il movimento è vivo e pronto a combattere, faremo una campagna itinerante e aperta fino all’ultimo giorno”.
Lo ha affermato ieri sera Luigi Di Maio dall’hotel Savoia Regency di Bologna, davanti ad una platea di circa 300 persone, tra militanti e rappresentanti regionali e parlamentari. C'erano la vicepresidente della Camera, Maria Elena Spadoni, il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, i senatori Michela Montevecchi, Marco Croatti e Gabriele Lanzi. Presenti tre consiglieri regionali Andrea Bertani, Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli. Assente, invece, il capogruppo in Comune a Bologna, Massimo Bugani.Lì era stata convocata la riunione alla presenza del capo politico del Movimento dopo la decisione, assunta a maggioranza dagli iscritti alla piattaforma Rousseau, di correre e di correre in autonomia alle prossime elezioni regionali.
Un messaggio quello di Di Maio (sostenitore della richiesta di non presentarsi alle regionali) che gli fa escludere un sostegno del Movimento al governatore uscente e ricandidato PD Stefano Bonaccini. Che, richiamando lo statuto come motivazione principale, fa quasi intendere che si tratti più che di una motivazione 'tecnica' che 'politica'. Come dire, caro Bonaccini, ti avremmo appoggiato ma non possiamo...almeno formalmente.
Sta di fatto che formalmente il sostegno al governatore Stefano Bonaccini e l'alleanza con il Pd non ci sarà. Sul piano formale. Si vedrà se e come, alla prova dell'urna, ci sarà, in un movimento ormai fortemente diviso tra base e dirigenza, sul piano sostanziale.
Di Maio prosegue: “Faremo una campagna tra la gente e li sfideremo tutti, rubateci il programma”, ha detto il capo politico.
A questo punto rimane il passaggio (stretto e del quale non si è discusso), dell'individuazione di un candidato presidente. Passaggio tutt'altro che scontato ed irrilevante.
Redazione Pressa
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