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Nonostante i 530 mila euro spesi dopo 15 anni di ritardi causati da cooperative di costruzioni che a più riprese hanno aperto, preso in mano e abbandonato il cantiere, ha aperto ieri, in sordina (quasi per scaramanzia), senza inaugurazioni ufficiali e tagli di nastro (che suonerebbero oggi come la celebrazione di un reiterato fallimento), il sottopasso ex Benfra. L'opera che dalla metà degli anni 2000 avrebbe dovuto collegare, attraverso un sottopasso ferroviario ciclopedonale, la parte nord alla parte sud della ferrovia, quasi all'altezza del cavalcavia ferrovia Menotti, rappresentandone una possibile quanto sicura alternativa. Un'opera che dopo 15 anni, nasce vecchia, per svariati motivi: il primo perché inserita in un contesto urbano ancora fortemente degradato a causa dei piani urbanistici legati alla riqualificazione della fascia ferroviaria lanciato in pompa magna (come oggi viene lanciato e presentato l'avviso pubblico per la rigenerazione), nel 1999 e mai realizzati.
L’opera, nei piani del 2003, doveva collegare un’area che si sarebbe dovuta sviluppare dalle ex fonderie, che nei progetti di un tempo dovevano ospitare i servizi usl (e ancora abbandonata e degradata) al resto della città. Anche attraverso le cosiddette 'gronde', le strade di collegamento a nord e sud della ferrovia, sull'asse est-ovet della città, rimaste anch’esse nell’elenco delle grandi incompiute.
Dopo il doppio abbandono del cantiere delle ditte appaltatrici, prima la Coop Edilterrazieri (già finanziatrice della campagna elettorale del Sindaco Muzzarelli) e poi la CLC (che dopo 12 anni di stop nel 2016 avevano ripreso in mano ai lavori per portarli a termine), il Comune ha dovuto riprendere in mano la situazione. Senza possibilità di appaltare la fine dei lavori e per paura di aggiungere nuovi ritardi li ha realizzati direttamente utilizzando personale interno e di ditte, con contratti già aperti.
Obiettivo ultimare l'opera, utilizzando, per le fasi di ripristino dell’area, anche di 18 ragazzi richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza di Modena
Un'opera che nasce vecchia in un contesto rimasto vecchio. La stessa area dalla quale il sottopasso prende il nome (ex Benfra), non ha registrato nemmeno una parte dello sviluppo infrastrutturale e residenziale e di servizio previsto. Basta anche solo considerare che il sottopasso avrebbe dovuto anche servire la mai realizzata stazione intermedia della linea ferroviaria Modena-Sassuolo che fermandosi in questa area avrebbe potuto e dovuto servire l'area delle ex fonderie. Un'opera che nasce vecchia anche rispetto alla crescente sensibilità e all'indirizzo politico ed amministrativo maturato in questi anni sul fronte dell'abbattimento delle barriere architettoniche e alle pari opportunità di accesso ai luoghi pubblici da parte dei soggetti portatori di disabilità.
In questo senso il sottopasso nasce vecchio perché concepito, senza ascensore, in direzione diametralmente opposta. Dopo la scelta del comune di accettare per risparmiare, nel 2016, un progetto che permettesse di completare l'opera (abbandonata e trasformata negli anni in una pericolosa palude a cielo aperto), pur stralciando l'ascensore, le barriere architettoniche sono state aggiunte anziché essere superate. Perché il dislivello totale in salita e discesa è di più di 8 metri. Che per essere percorsi anche in bici sono stati distribuiti in rampe di accesso che per non superare il 5% di pendenza, sono state realizzate su un estensione di circa 50 metri. Da percorrere in salita ed in discesa. Roba da non credere per chi sarà obbligato a percorrerli in carrozzella. Elementi e realtà che cozzano rispetto agli avveniristici progetti di rigenerazione urbana contenuti nelle slide che dal piano periferie all'ultimo avviso pubblico vengono mostrate ai cittadini da amministratori che per buona parte dovrebbero prima rispondere rispetto a ciò che, pur programmato, non è stato fatto.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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