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Arriva a Ponte Alto con una scorta ancora da Ministro, che invece non è più da tempo. Da due governi fa. Vestito nero, camicia bianca, pelle abbronzata. Evita i giornalisti, nega ogni dichiarazione. Sono le 18, alla sala conferenze piccola della festa PD di Ponte Alto (a quell'ora la più grande sarebbe dispersiva), il suo intervento deve iniziare, ma lui preferisce intrattenersi 45 minuti con il segretario provinciale, seduto ad un tavolo di un ristorante. Senza mangiare, solo per parlare. I giornalisti delle tv lo attendono fuori ma lui si nega ancora. Non importa nemmeno delle persone che dalle ore 18 lo stanno aspettando alla sala conferenze. E che quando arriva, non a caso, dopo 45 minuti di volontario ritardo, nemmeno lo applaudono. In platea, una ventina di persone che diventano 25, con giornalisti e personale della festa. Poca gente.
Nessun esponente del PD. Il PD di fatto, non c'è. Né un consigliere comunale, né provinciale, né un sindaco. Nel vuoto spicca il consigliere regionale Serri, insieme al sempre presente sindacalista CGIL Zavatti.
L'ex ministro parla da stratega, da teorico, da colui che ha la ricetta giusta. Per il PD, per il Paese, ma che in passato - fa capire - non è stato sufficientemente ascoltato. 'Non avrebbe senso un governo nato per evitare il voto. Il PD è ben altro. E' responsabilità e rinnovamento. Responsabilità, quella che ci ha chiesto Mattarella per il Paese. E quando si chiede un atto di responsabilità il PD risponde'.
Minniti si atteggia da saggio, da professore che sta tenendo una lectio magistralis. A tratti ricorda Crozza che fa Minniti.
A tratti, nei gesti e nell'inflessione delle parole, lui, ex ministro, fa intendere di avere le idee chiare, molto chiare su ciò che il governo deve e non deve fare e sugli errori che il PD non si può più permettere di commettere. 'Non dobbiamo commettere l'errore di passare o fare quelli che dopo la devastazione dei conti pubblici lasciati dal centro-destra (Minniti evidentemente intende la Lega, ndr), mettono a posto i conti. La sinistra va al governo per fare tre cose: politiche di crescita, politiche del lavoro e politiche sociali, non per mettere a posto i conti'. Ma questo, per Minniti, si sposa con un altro obiettivo. Generale. Concettuale. E per farlo capire utilizza un termine che prende il posto, pur non essendone sinonimo, di altri dei verbi cancellare, eliminare, ridurre. Ed ecco che il nuovo verbo, che l'ex Ministro ripete più volte è 'prosciugare'.
'La grande sfida del governo, da fare tremare le vene ai polsi, sarà prosciugare il paese dal populismo nazionalista e dalla paura, giocata ad arte dalla destra'.
Minniti non nomina mai la Lega, parla di destra, identificando Salvini come destra, come fosse per lui un incubo, forse una paude nauseabonda degna, appunto, solo di essere prosciugata. Minniti ripete il concetto del prosciugamento, che nel corso dell'intervento unisce anche alla rabbia. 'Prosciugare populismo, paura delle persone e rabbia' - dice - 'quella che nasce da chi si sente insicuro nel proprio quartiere, e che è arrabbiato perché gli hanno rubato in casa e al quale noi non possiamo rispondere fornendo statistiche che dicono che i reati sono calati. Perché così quella persona percepisce che non stiamo parlando con lui, che non lo stiamo ascoltando. Quindi, se noi non affrontiamo i giacimenti di rabbia e paura prosciugandoli, c'è il rischio che quel nazional-populismo che abbiamo fatto uscire dalla porta, sconfiggendo Salvini, perchè Salvini oggi è un leader sconfitto, non torni più'
Gi.Ga.