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Mentre i 5 Stelle di Governo hanno varato la follia del super Green Pass per lavorare sopra i 50 anni, mentre si applica l'obbligo vaccinale per età con un Decreto Legge, il leader del Movimento prova a ritornare se stesso e boccia senza appello l'obbligo sul vaccino.
'Non esistono gerarchie fra diritti umani, ma è normale che la restrizione di alcuni di essi ci colpisca più di altre. Così, per esempio, la restrizione del diritto alla privacy tende a disturbarci meno della restrizione del diritto all’inviolabilità del corpo. Sennonché, per quelle adottate dalle democrazie occidentali per contrastare la pandemia sembra che si sia seguito un percorso inverso. Sicché molti governi hanno considerato con più leggerezza l’introduzione di un obbligo di vaccinazione, che riguarda l’inviolabilità del corpo, che quella di un obbligo di tracciamento, che riguarda la privacy.
Nelle restrizioni di diritti questi diritti ci sono poi due questioni che incidono in modo rilevante sulla loro estensione ed efficacia - afferm Grillo -. La prima è se debbano sfociare in “oneri” piuttosto che “obblighi”: le misure relative al green pass e al super green pass sono oneri per accedere all’esercizio di determinati diritti, analoghi alla necessità di disporre di patente per poter guidare. C’è chi dice che questi oneri siano un modo “surrettizio” per introdurre obblighi, o come direbbero più elegantemente gli economisti anglosassoni, dei “nudge” per esercitare una “spinta gentile” alla vaccinazione; tuttavia è indubbio che un onere, almeno formalmente, preserva la libertà di scelta. Dunque, sul piano delle restrizioni dei diritti umani, l’imposizione di un onere è certamente meno problematica che quella di un obbligo'.
'La seconda è se debbano competere a scelte del governo centrale o delle organizzazioni e/o delle comunità a cui si riferiscono.
Essere soggetti a controlli del governo centrale, e ancor più a trattamenti sanitari obbligatori, evoca immagini orwelliane che pesano molto psicologicamente. Viceversa, lasciare decidere alle organizzazioni e/o alle comunità quali misure adottare appare nel pieno spirito di un ordinamento liberale e democratico. Senza contare che la quasi totalità di queste organizzazioni e comunità finirebbe probabilmente per adottare misure ben più restrittive di quelle che potrebbero essere ragionevolmente adottate da un governo centrale. Il bilancio delle strategie adottate da gran parte dei paesi occidentali è dunque deludente. In primo luogo, perché quasi nessuno di essi ha adottato una strategia di contagi zero o tendenti allo zero, sopportando costi sociale ed economici molto superiori a quelli dei paesi che la hanno adottata. In secondo luogo, perché si sono limitati a puntare tutto sulle vaccinazioni, quando è ormai evidente che questa sola strategia non possa bastare. In terzo luogo, perché hanno sottovalutato le implicazioni delle restrizioni sia sul piano di diritti umani che sono capisaldi delle democrazie liberali, sia sul piano dei loro metodi di attuazione, che ben avrebbero potuto rispettare meglio la libertà di scelta degli individui e delle organizzazioni e delle comunità a cui fanno capo'.
Redazione Pressa
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