Questo obiettivo oggi 'si rinnova nel ritrovare il coraggio di parlare e scrivere di pace'. Con il suo messaggio, 'Papa Francesco interpreta, unica voce, il coraggio di usare il dialogo per dire parole di pace'. Nel motivare l'attribuzione, la giuria, presieduta dallo stesso Giancarlo Aneri e composta da Stella Aneri, Giulio Anselmi, Mario Calabresi, Massimo Gramellini, Paolo Mieli, Gianni Riotta e Gian Antonio Stella, considera questa scelta 'un segnale importante per il mondo dell'informazione, in particolare per le generazioni più giovani dei giornalisti', e ricorda l'insegnamento del Pontefice, secondo cui la pace 'è un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora
Il Papa, nel suo discorso, ha espresso la speranza 'che oggi, in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essersi informati, si riscopra e si torni a coltivare sempre più il principio di realtà - la realtà è superiore all'idea, sempre -: la realtà dei fatti, il dinamismo dei fatti; che mai sono immobili e sempre si evolvono, verso il bene o verso il male, per non correre il rischio che la società dell'informazione si trasformi nella società della disinformazione'.
Il Papa ha poi elencato quelli che considera i quattro 'peccati del giornalismo': la disinformazione, la calunnia, la diffamazione e la 'coprofilia' ('l'amore per lo scandalo, per le sporcizie'). Ha messo in guardia dalle 'manipolazioni di chi propaga interessatamente fake news per orientare l'opinione pubblica'. 'Per favore, non cediamo alla logica della contrapposizione, non lasciamoci condizionare dai linguaggi di odio - ha esortato -. Nel drammatico frangente che l'Europa sta vivendo, con il protrarsi della guerra in Ucraina, siamo chiamati a un sussulto di responsabilità.