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Il minuto di silenzio annunciato dall'amminstrazione comunale, con appuntamento in Piazza Grande, sotto le bandiere a mezz'asta del Municipio, si è trasformato nel suo contrario. Con un sindaco che alle ore 12 esatte, mentre tutti i municipi italiani si raccoglievano per un minuto di silenzio, proposto dall’Associazione nazionale Comuni italiani e dall’Upi e Unione delle Province italiane, ha iniziato a parlare. Interrompendo un silenzio che in quel momento doveva essere rispettato. Un silenzio, che, per contro, rispetto all'emergenza in atto, è stato contestato da più fronti, in queste settimane, all'amministrazione, come cifra distintiva della giunta.
Silenzio sulla drammatica, diventata disastrosa, situazione delle case protette e sui rischi per gli operatori che vi lavorano, silenzio su un bilancio che si è voluto approvare a maggioranza, nonostante gli 1,8 milioni di euro di tasse in più sulle famiglie, ed un impianto totalmente inadeguato e sganciato dalle esigenze che Modena ed i modenesi hanno, ma soprattutto avranno.
Silenzio rispetto a ciò che un'amministrazione comunale potrebbe e dovrebbe dire in più ai propri cittadini, rispetto alla fredda divulgazione, con semplice copia ed incolla, di provvedimenti nazionali, e ad una espressione di vicinanza e solidarietà istituzionale. Una vicinanza, a parole, doverosa, insindacabile, che merita rispetto, ma che non dovrebbe essere l'unica forma di espressione dell'amministrazione di una città come Modena alle prese ormai da un mese, con i primi effetti economici e sociali di una emergenza che non ha precedenti. Perché in queste fasi, le parole, per assumere forza, necessitano anche di concretezza. Di azione, di vicinanza reale, fisica, visiva, di contatti diretti, seppur a distanza. Di ciò di cui tanti operatori richiamati a voce nei pensieri della politica e nei discorsi istituzionali, hanno segnalato la pressoché assoluta mancanza.
Quel silenzio che fino ad ora ha anticipato il minuto di silenzio ufficiale, che non vorremmo in futuro continuasse ad essere rotto ogni quindici giorni e, a comando, da frasi, come quelle del sindaco, che pur nella loro autorevolezza istituzionale, rimangono di semplice circostanza politica e che, proprio perché tanto insindacabili quanto fredde ed oggi anche comandante dal livello nazionale, riportiamo integralmente:
'Siamo qui per ricordare le vittime del Coronavirus, per onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, per abbracciare idealmente tutti, per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci, uniti, in questo momento, come proposto da Anci, in un gesto simbolico ma concreto.
“Noi, insieme a tutti gli operatori, i professionisti e i volontari che stanno lavorando per garantire i servizi e il funzionamento della città e ai cittadini che stanno facendo la loro parte continuando a rimanere a casa, ci stiamo impegnando per costruire il futuro della nostra comunità, una volta che sarà superata l’emergenza”.
Gi.Ga.