In realtà si è visto, dati alla mano (dati forniti di recente anche dalla stessa Regione), che in molti casi i Cau, in parte anche nei territori in cui sostituivano i punti di Primo Soccorso (per esempio a Modena Fanano, Castelfranco Emilia e Finale Emilia), ma soprattutto dove affiancavano i Pronto Soccorso più grandi (vedi Policlinico di Modena), non solo non contribuivano a sgravare di codici bianchi e verdi i Pronto Soccorso, ma ne aumentavano, in termini assoluti, il numero degli accessi e delle prese in carico. Andando paradossalmente ad aumentare quel problema che l'apertura dei Cau doveva ridurre. Nonostante l'importante impegno finanziario e soprattutto di risorse umane.
Forma edulcorata di una messa in discussione dell'impianto generale dei Cau. Al di la dei distinguo rispetto ad esperienze virtuose e positive, la messa in discussione c'è tutta. E non è cosa da poco considerando che intorno sui Cau si basava anche la riorganizzazione del sistema dell'emergenza urgenza varata della Regione.
Nella sua nota il neo presidente della Regione mette sul banco della revisione (e quindi da rivedere ed aggiustare), due delle tre tipologie nelle quali sono suddivisi e Centri di Assistenza Urgenza.'Come ho avuto modo di spiegare più volte- specifica de Pascale- sotto il nome Cau sono stati attivati tre tipi di servizi: quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di appropriatezza in quanto erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza.
'Su questa tipologia- aggiunge il presidente- il bilancio non è univoco in tutta la regione. In alcuni casi hanno ridotto significativamente gli accessi al PS e la loro funzione è stata ben compresa dai cittadini, in altri non abbiamo registrato analogo effetto e dobbiamo quindi migliorare la risposta'.Infine, alcuni Cau sono stati introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso. 'In questo caso- chiude de Pascale- per noi il modello da seguire è quello delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di Medicina generale, per ricondurre tutto a una gestione