Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Decisioni capaci di cambiare gli obiettivi del progetto ed escludere le rappresentanze dei cittadini, ma adottate senza un confronto con il coordinatore. Esclusione di tutte le attività se non quelle indicate dall'Assessore, senza discussione né con il coordinatore né con la cabina di regia, anima del progetto. E tali da rendere la situazione creata dall'Assessore stesso inaccettabile al punto spingere alle dimissioni del coordinatore.
E' una disamina critica e politicamente forte quella contenuta nella lettera indirizzata al sindaco di Modena e inviata ai collaboratori del progetto Modena-Città interculturale con la quale il coordinatore Bruno Ciancio ha comunicato le sue dimissioni. A quanto risulta irrevocabili. Una lettera ricevuta in settimana dai collaboratori con la quale il professore esperto nella tematica dell’intercultura con un lunga esperienza anche in campo amministrativo nell'Unione Terre di Castelli, e scelto per coodinare il progetto Modena Città Interculturale, mette nero su bianco ciò che a livello amministrativo e di governo, rispetto al progetto, non avrebbe funzionato.
Compromettendo spirito ed operatività del progetto stesso. A partire dal post elezioni quando dopo un primo breve confronto con l'Assessore Pinelli sarebbero seguiti, nonostante le richieste di incontro e confronto, da parte del coordinatore, per discutere del programma e degli obiettivi, sei mesi di silenzio.
Seguiti da altri atti di indirizzo politico all'insegna dell'esclusione e non dell'inclusione. Dalla lettera emerge che la regia composta da sette componenti, già in funzione dall’inizio del progetto, sarebbe stata pesantemente ridotta, per volontà dell'amministrazione, nella parte di rappresentanza dei cittadini modenesi. Ridotta ad una sola unità. Lasciando di fatto attivi i rappresentanti diretti dell'amministrazione.
Condizioni che avrebbero radicalmente modificato non solo la struttura del progetto ma lo spirito inclusivo e condiviso che lo aveva fatto nascere e che ne doveva accompagnare la crescita.
Condizioni via via giudicate dal coordinatore insostenibili e per questo inaccettabili, rafforzate come tali anche da altri indirizzi politici dei quali l'Assessore ai servizi sociali del comune di Modena si sarebbe resa protagonista. Anche nel momento in cui da fine novembre a metà gennaio, periodo in cui il coordinatore era fuori Italia, sarebbero stati modificati obiettivi e programma del progetto. Senza chiedere e ne comunicare nulla al coordinatore. Un comportamento giudicato dallo stesso coordinatore inopportuno e, sotto il profilo amministrativo, inaccettabile.
Ma a rendere ancora più insostenibile la situazione sarebbe stata la decisione di escludere dal progetto, e da eventuali sostegni economici, qualsiasi attività non in linea con quelle dettate dall'amministrazione.
Elementi senza i quali il progetto, portato avanti da oltre 18 mesi, avrebbe ora la prospettiva di un futuro quantomeno complicato.
In una progettazione operativa cambiata, stravolta, ma non condivisa, e non basata sui concetti dell’inclusione, unita il divieto di seguire altre attività non incluse negli ambiti indicati dall’assessore, il coordinatore avrebbe trovato le condizioni per non andare oltre, annunciando le proprie dimissioni dal ruolo di coordinatore del progetto. Atto che nelle sue motivazioni porta con sé un risvolto politico forte e destinato a suscitare una discussione, oltre a qualche mal di pancia
Gi.Ga.