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'Buon proseguimento, io rimango vero'. Così si apre e si chiude il messaggio di addio al Movimento 5 Stelle da parte di Piero Vandini, ex capogruppo pentastellato in Consiglio comunale a Ravenna. Un messaggio che è, di fatto, un'invettiva contro il dirigente bolognese Massimo Bugani, storico braccio destro prima di Grillo e ora di Di Maio e volto forte del M5S in Regione e anche a Modena.
E infatti Vandini, che è stato anche candidato sindaco del Movimento a Ravenna nel 2011, lascia perchè 'finalmente dopo anni gli artefici di tutti i disastri organizzativi del nostro territorio ci hanno messo la faccia pubblicamente. Ho raggiunto il mio ultimo obiettivo, io mi fermo qui'. Vandini insomma punta il dito contro Bugani: 'Catapultato a dirigente del primo partito nazionale per luce divina, dal suo trono di cartone a Bologna ha deciso che a Ravenna il Movimento deve essere portato avanti da chi ha la capacità di aggregare per distruggere piuttosto che quella di aggregare per governare'.
Con 'tanti saluti al salto di qualità'. Insomma, chiarisce Vandini, 'da un lato si provava a crescere, dall'altro l'unico obiettivo è l'attacco o la denuncia di quello che non va per poi fermarsi li. Dire alla gente quello che vuole sentirsi dire dimenticando che limitarsi a questo significa creare un consenso di carta, che dura quanto un tovagliolo del bar'. Bugani, prosegue nel suo j'accuse, 'mai una volta' ha permesso che fossero davvero gli iscritti del territorio a esprimersi con il voto, per il 'timore che emergesse qualcuno più apprezzato di lui', che è 'divorato dall'invidia e dal timore di perdere'. Intanto 'ha distrutto una regione radendo al suolo gran parte della base attiva' e 'ha perso città dove il Movimento era fortissimo'. Non solo. A Bologna, 'nonostante sia consigliere da quasi 10 anni e abbia la possibilità di fare campagne elettorali con tutti i big del partito, ha sempre ottenuto percentuali ridicole'.
Vandini dice di aver più volte tentato di incontrarlo 'per provare ad appianare le divergenze, ma si è sempre sottratto'. Nel 2016, continua il ravennate, ha deciso che a Ravenna non dovesse esserci il Movimento, nei mesi scorsi ha deciso chi non doveva candidarsi avendone i requisiti, chi doveva candidarsi non avendoli, ha scelto il candidato per l'uninominale per poi sospenderlo e lasciare il Movimento senza candidato ufficiale'.
Bugani in una qualsiasi azienda 'probabilmente verrebbe messo a fare delle fotocopie'. In merito a una sua possibile candidatura alle ultime politiche, Vandini ha deciso di 'fare in modo che il territorio ricevesse finalmente una risposta chiara su quale volesse essere il percorso che il Movimento voleva fare su Ravenna'. Molti del gruppo storico di attivisti ravennati 'si sono lamentati per le esclusioni senza motivazioni', ma d'altronde 'tutti abbiamo accettato un regolamento nel quale era previsto che il capo politico potesse decidere a propria discrezione'. Ora il Movimento è il primo partito su Ravenna, 'ma solo chi non ha un minimo di visione politica festeggia e si gongola'. Rispetto al 2013 ha preso 2.000 voti in più, il 'nulla, arrivando terzo nella corsa dei collegi uninominali per Camera e Senato. Per Vandini inoltre 'non esiste una base coesa e preparata, in grado di lavorare per costruire un'alternativa di governo' e non esiste un 'rappresentante locale, ma tanti camerieri pronti a fare selfie, appartenenti al Movimento'. Che ha sì 'una proposta politica interessante', ma 'a livello di dinamiche interne è diventato esattamente come un qualsiasi partito'. Ecco perchè, conclude, 'la mia avventura in questo partito finisce qui. Non voglio piu' essere l'alibi di quelli che mi danno colpe che non ho'.
Redazione Pressa
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