Mastacchi: 'Caregiver, un esercito invisibile da riconoscere professionalizzare'
'L'istituzione di un elenco regionale unico dei caregiver creerebbe anche una rete territoriale di supporto per le famiglie e nuove opportunità lavorative'
'È un gesto d'amore, un dovere morale che sentiamo nostro. Ma cosa succede quando questo impegno diventa un lavoro a tempo pieno, non retribuito e senza tutele? Cosa succede quando chi assiste ha bisogno, a sua volta, di assistenza? È la realtà quotidiana di quasi 8 milioni di persone: un 'universo' di caregiver familiari spesso sconosciuto ai servizi e poco ascoltato nei suoi bisogni. Sono loro il pilastro invisibile su cui si regge una parte fondamentale del nostro sistema di welfare, un esercito silenzioso che paga un prezzo personale, sociale ed economico altissimo. Secondo i dati dell'Osservatorio Domina e del CNEL, il mondo del lavoro è profondamente segnato da questo fenomeno: oltre 3,2 milioni di caregiver hanno abbandonato la propria occupazione per dedicarsi all'assistenza, mentre altri 2 milioni hanno scelto un contratto part-time' - ricorda Mastacchi.
'Questo esercito di persone si prende cura di circa 4 milioni di cittadini non autosufficienti, garantendo un'assistenza quotidiana che altrimenti graverebbe interamente sul sistema sanitario e sociale. I caregiver familiari sono un pilastro fondamentale, eppure non riconosciuto, del nostro sistema di welfare. Molti di loro svolgono mansioni complesse, paragonabili a quelle di operatori socio-sanitari e, in alcuni casi, persino a quelle infermieristiche. Gestiscono presidi sanitari complessi come PEG, tracheostomie e cateteri, somministrano farmaci salvavita ed eseguono medicazioni avanzate. Nonostante queste competenze di alta complessità, acquisite sul campo per necessità, la figura del caregiver opera senza un adeguato riconoscimento giuridico, economico e previdenziale. Dedicarsi completamente a una persona cara ha un costo altissimo. L'abbandono o la riduzione dell'attività lavorativa espone i caregiver a un 'concreto rischio di impoverimento', e la richiesta di riconoscere i contributi figurativi non è un dettaglio tecnico, ma una battaglia per la dignità e la sicurezza futura di migliaia di persone. L’isolamento sociale e il carico emotivo e fisico, inoltre, causano un progressivo peggioramento del benessere psicologico e fisico. La risposta non può essere l'assistenzialismo, ma la professionalizzazione. L'idea è quella di valorizzare le competenze acquisite sul campo attraverso percorsi formativi dedicati, con moduli teorici e pratici per uniformare le competenze e garantire la sicurezza delle pratiche assistenziali da una parte e dall’altra offrire una certificazione spendibile nel mondo del lavoro, creando una figura professionale autonoma ma complementare a OSS e infermieri. Questa non è solo una tutela per il singolo, ma una strategia lungimirante per garantire la sostenibilità del nostro welfare, integrando una risorsa già esistente e competente nel sistema socio-sanitario nazionale - chiude Mastacchi -. L'istituzione di un elenco regionale unico dei caregiver non solo permetterebbe di mappare e valorizzare la loro presenza, ma creerebbe anche una rete territoriale di supporto per le famiglie e nuove opportunità lavorative per chi ha concluso la propria missione di cura. La Regione Emilia-Romagna ha fatto da pioniere, riconoscendo formalmente la figura del caregiver già nel 2014 (Legge Regionale 2). Tale percorso è stato rafforzato con la Legge Regionale n. 5 del 2024, che ha istituito un fondo regionale dedicato, con i primi finanziamenti stanziati per il 2025. Questa risoluzione la impegna a farsi ulteriormente promotrice di un confronto istituzionale con il Governo centrale e con la Conferenza delle Regioni per il riconoscimento della figura professionale del caregiver familiare e delle sue tutele'.
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