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'Per la mobilità sostenibile a Modena, non servono rivoluzioni ma un cambio di passo ed una nuova visione che metta al centro il trasporto pubblico locale e valorizzi soluzioni di mobilità pedonale e ciclo-pedonale . Se pensiamo che il 70% degli spostamenti avviene in auto e su tragitti al massimo di 2,5 km, magari percorsi con un SUV, è facile capire che qualcosa non va. E non va solo perché è sbagliata la cultura dell'auto o abitudini di vita sbagliate ma perché fino ad ora non si sono poste quelle condizioni per disincentivare l'uso dell'auto nei centri urbani e per garantire un trasporto pubblico davvero competitivo, anche in termini di comodità, rispetto al mezzo privato. Ed è con l'obiettivo di cambiare queste percentuali che vedono ora solo il 30% degli spostamenti svolti attraverso il servizio pubblico, ciclabile e pedonale, che bisogna impostare le azioni.
E' chiaro che la discussione sul cambio della presidenza di Seta e sulla governance della società che gestisce il trasporto pubblico locale, non può prescindere da questi temi'
Temi che il modenese Lorenzo Carapellese, urbanista con alle spalle una decennale esperienza, anche internazionale, nel campo della mobilità sostenibile, prova a rimettere al centro anche del dibattito politico in vista dell'elaborazione di quel Piano sulla mobilità che fino a qua si chiamava semplicemente PUM, ovvero Piano Urbano della mobilità, e che da qualche tempo ha aggiunto all'acronimo una S che sta per sostenibile. Fatto sta che la sostenibilità, per Carapellese, ha avuto poco spazio nei piano che ci hanno accompagnato fino ad oggi e, stando alle premesse, continuerà a non averne. Per questo, più che un elenco di idee e di punti, il documento presentato oggi è chiamato Manifesto. Perché tale è.
Dove le proposte partono e arrivano di conseguenza a quella che allo stato attuale deve essere una nuova visione che, vista la triste fotografia di ciò che la realtà descrive oggi, frutto del fallimento di piani e buone prassi del passato, presuppone la necessità di un netto cambio di passo, politico e culturale.
Il documento di Carapellese è stato presentato questa mattina alla presenza della segretaria provinciale di Sinistra Italiana e dal delegato della segreteria del partito alle tematiche ambientali, Andrea De Pietri. Ma non per marchiarlo politicamente ma perché 'lo riteniamo un contributo non solo di ampio respiro, ma anche propositivo. Una voce fortemente critica ma che potrebbe finalmente aprire un dibattito sulle possibili, innovative scelte da compiere per superare le difficoltà che il Trasporto Pubblico Locale e tutta la mobilità vivono da tempo' - affermano De Pietri e Di Bartolomeo. 'Un contributo che supplisce anche a quella funzione di eleborazione e proposta dei partiti che nel tempo è venuta meno'
Funzione politica e di interesse pubblico che sarebbe venuta meno anche nella gestione di Seta e nelle scelte strategiche del trasporto pubblico. Che stando alle imminenti gare previste entro il 2019 ed obbligate dall'Unione europea porterebbero ad una 'liberalizzazione del settore e alla conseguenza di una gestione privatistica, anche se di aziende a capitale prevalentemente pubblico (e qui Carapellese fa l'esempio di Hera, ndr), basata più sul profitto privato e sugli interessi di gruppi di potere, più che sul servizio e l'interesse pubblico'
'Ma per il TPL ha senso una liberalizzazione?' - chiede Carapellese. 'Forse che i mezzi di trasporto costano molto meno se li compra una finta azienda privata? Il trasporto pubblico in tutto il mondo è ampiamente supportato da contributi pubblici e a Modena fra le più virtuose, (nel deserto le cime svettano) poco più di un terzo è finanziato con la vendita di biglietti ed abbonamenti. È vero ci sono aziende in Italia che non arrivano neanche a questo terzo. Da qui bisogna iniziare per parlare allora di trasporto pubblico, di SETA e a seguire la nomina di un presidente che sia meno prono al potere di chi lo ha nominato, sino ad arrivare ad un Presidente che abbia visione e che sappia costruire con la comunità che lo nomina (e non solo del Sindaco di turno, ma di questo con il consiglio comunale) obiettivi e programmi. È quindi questo il tempo di fare una profonda riflessione collettiva a partire dalla nostra città su che cosa è ora il TPL, cosa vogliamo da questo, quando e quanto siamo disposti a pagare sia in soldi che in tumori in meno o in più rispetto ad una idea di mobilità che non può più essere quella della motorizzazione privata ad oltre il 70% e di quella ciclistica, pedonale e pubblica al 30%. Purtroppo la nostra amministrazione, la sua agenzia della mobilità e SETA sono restie a parlare di mobilità. Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile è ancora lontano da una conclusione e le prime proposte sono tanto algide quanto inconsistenti e mai in questi anni il TPL è stato oggetto di riflessione se non in occasione di dibattiti per l’aumento delle tariffe'