L’interrogazione sulla situazione del carcere, illustrata in aula dalla consigliera Baracchi, metteva in evidenza, oltre al problema del sovraffollamento, “la cronica carenza di educatori penitenziari, ridotti da otto a cinque in pianta organica e, di quei cinque, operativi solo in tre, il più basso rapporto tra educatori e reclusi a livello regionale, con conseguenza ancora più dannose se si considerano le due sezioni speciali, una per reati sessuali e l’altra a custodia attenuata, che necessitano di percorsi di recupero e di trattamento specializzati e intensificati”.
Dei detenuti reclusi nel carcere di Modena, 189 dichiarano abuso di droghe e 91 di alcool.
Nel 2017 la Regione Emilia Romagna e il Comune di Modena, gli enti a cui spettano in particolare la promozione degli interventi volti al recupero e al reinserimento dei carcerati, hanno stanziato a questo scopo complessivamente 110 mila 397 euro (73.913 la Regione, 36.484 il Comune) per realizzare attività volte a migliorare le condizioni di vita interne al carcere e consolidare gli sportelli interni al carcere che, anche attraverso un servizio di mediazione linguistica, gestiscono le informazioni per i nuovi giunti, i detenuti in uscita e sui progetti di rimpatrio volontario assistito.