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C'era anche il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Unimore Elio Tavilla, insieme al rappresentanti del Comitato Democrazia Costituzionale Mario Sentimenti e Vania Pederzoli, alla presentazione del neo comitato modenese per il NO al referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo prossimo nato in seno al Coordinamento stesso. Con loro, nella conferenza stampa di presentazione presso il teatro Guiglia a Modena, anche l'avvocato Gabriella Alboresi e Rossella Giulia Caci. 'Essere contrari alla riduzione del numero di parlamentari non significa certo difendere la casta o le poltrone ma difendere la democrazia' - fa intendere Vania Pederzoli. Un lavoro non facile, da sinistra, quello di spiegare ai cittadini le ragioni del no al taglio dei parlamentari, misura percepita dai cittadini come anticasta e positiva, soprattutto in termini di risparmio.
'In realtà, la legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari - afferma Pederzoli - aggraverebbe, anziché risolvere, i problemi della democrazia italiana, che non dipendono dai numeri.
Riducendo i deputati da 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200 intere regioni potranno eleggere solamente da tre a cinque senatori. Ciò significa che molti milioni di cittadini non avrebbero così alcun rappresentante in entrambi i rami del parlamento. Questo avrebbe effetti dirompenti sulla rappresentanza. Tagliare i parlamentari significa tagliare la nostra voce'.
Come rispondete a chi afferma che il numero dei parlamentari è troppo alto, anche rispetto ad altre nazioni?
'Per numero di parlamentari in relazione ai cittadini, oggi siamo 22esimi a livello internazionale. Se la riforma dovesse passare saremmo tra gli ultimi. Ed il problema non è nemmeno quello dei costi. Il taglio dei parlamentari, dicono, farebbe risparmiare 57 milioni all'anno. Ciò equivale allo 0,007% del bilancio dello stato, secondo l'osservatorio Cottarelli sulla spesa pubblica. E basta pensare che contestualmente si spendono 90 milioni di euro per l'acquisto di aerei F35.
Per contro il costo, in termini di riduzione della rappresentatività, è molto grande. Il taglio alla rappresentanza parlamentare sbilancerà anche il potere degli organismi dello Stato, aumentando quello del governo su quello del parlamento, ovvero l'unica istituzione politica ad essere eletta a suffragio universale dai cittadini. Con la riduzione dei contrappesi istituzionali i diritti delle minoranze verrebbero fortementi ridotti, favorendo le oligarchie. La democrazia è innanzitutto la tutela della minoranze, e questa riforma equivarrebbe ad un colpo grosso alla democrazia. Il parlamento - continua Vania Pederzoli - è la trave portante dell'architettura costituzionale e il luogo dove si può realizzare il pluralismo politico ed istituzionale. Non si può minare questa trave portante. Il parlamento, con il suo potere di nomina e di elezione anche del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica, è il cuore dell'assetto istituzionale. Per questo colpirlo, significa minare la democrazia'
Basandosi su queste ultime valutazioni, nelle prossime settimane che dividono dal voto del 29 marzo, il comitato cercherà di convincere il più alto numero di elettori, a votare NO
'Il problema, lo ripetiamo, non è il numero di parlamentari - ha concluso Vania Pederzoli - ma una classe politica inadeguata. E questo si inserirebbe, inoltre in una altra serie di misure che negli ultimi anni hanno ridotto gli spazi di rappresentatività. Insieme alla cancellazione della parte elettiva della provincia, alle liste bloccate per garantire l'elezione a schiere di nominati non espressione dei territori, questa riforma sarebbe un altro colpo alla democrazia rappresentativa e al parlamento, a vantaggio solo del potere esecutivo'
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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