'Nodo idraulico Modena, per accesso al Recovery i progetti non ci sono'
La Lega in regione conferma i dubbi sollevati dai Comitati sull'assenza di progetti per mettere in sicurezza il nodo idraulico sulle piene centenarie. E necessari per accedere ai fondi europei
'Nella tabella dei 115 milioni di euro per Bomporto - sottolinea il Consigliere regionale Lega Stefano Bargi - si prevede di raddoppiare i portoni vinciani e creare un impianto di sollevamento sul Naviglio. Tuttavia il finanziamento indicato per queste due opere ammonta a 3 milioni di euro, una stima assolutamente insufficiente rispetto a quanto previsto nel giugno 2020, quando si parlava di 24 milioni di euro, e in un altro documento di AIPO, dove si prevedeva una spesa di19 milioni di euro” ha aggiunto. “Una discrepanza non da poco: ecco perché abbiamo chiesto alla Giunta di chiarire i costi esatti necessari alla realizzazione di questo progetto”. “Infine chiediamo all’esecutivo regionale se i 115 milioni di euro stimati per il Recovery Fund modenese siano sufficienti per la messa in sicurezza dei fiumi Secchia e Panaro oppure, se siano necessarie ulteriori risorse. Se i soldi non bastassero occorre capire subito se e come la Giunta abbia intenzione di attivarsi per poterli reperire al più presto” ha concluso Bargi.
Il punto di giocherebbe sul concetto di messa in sicurezza. Ripartiamo dalle dichiarazioni del Presidente Bonaccini poco prima di Natale, a due settimane dall'alluvione di Nonantola del 6 dicembre. 'Per mettere in sicurezza il nodo idraulico modenese, comprendendo l'adeguamento di arginature, casse di espansione su secchia e Panaro, canale Naviglio e torrente Tiepido, sarebbero necessari' - per la regione - '115 milioni. Dettagliati anche linee per progetto in una tabella redatta e pubblicata dalla Regione. Si tratta, sostanzialmente, di una somma totale comprendente progetti in parte già finanziati e avviati soprattutto sull'asse del Secchia, a seguito dell'alluvione del 2014. Ma progetti comunque di adeguamento per una messa in sicurezza dei bacini e delle casse di espansione (con particolare riferimento a quella del Secchia ora dimensionata per piene TR20), a piene TR50. Progetti che non avrebbero le caratteristiche per una messa in sicurezza, almeno così come intesa oggi, ovvero per piene quanto meno centenarie I progetti adeguati per l'accesso ai fondi europei sarebbero infatti quelli strutturati per garantire una messa in sicurezza che oggi significa adeguare il nodo idraulico rispetto alle piene centenarie con TR (Tempo di Ritorno), 100 e 200. Una messa in sicurezza che in tali termini oggi la Regione e gli enti competenti non sarebbe in grado di garantire semplicemente perché i progetti per la difesa di piene di tale portata, non ci sono.
In pratica, nel tentativo di accedere ai fondi, la Regione avrebbe stilato una tabella con i pochi progetti a disposizione. Che per il Secchia riguarderebbero la realizzazione di una nuova diga della cassa di espansione per un adeguamento a TR50, parametro sul quale è già dimensionata la cassa di espansione del Panaro. Aspetti che potrebbero fortemente pregiudicare, una volta valutati, l’accesso ai fondi o a una parte di essi.
Nella foto, la rottura dell'argine del fiume Panaro che ha provocato l'alluvione di Nonantola, lo scorso 6 dicembre
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