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Nomadi, un passo indietro di oltre 10 anni

Nomadi, un passo indietro di oltre 10 anni

Era il 2007 quando con la creazione delle microaree e l'abbandono di Baccelliera l'assessore Maletti ed il Sindaco Pighi ponevano la parola fine a degrado ed abusivismo


4 minuti di lettura

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Dieci anni fa, nel 2007, lo smantellamento del grande ed unico campo nomadi di Baccelliera, e la distribuzione delle 200 persone che vi alloggiavano in condizioni limite e a spese del Comune, alle microaree via via realizzate con milioni di euro pubblici, a spese di Comune e Regione (passaggio gestito dall'amministrazione Pighi, con assessore alle politiche sociali l'attuale Presidente del Consiglio Comunale Francesca Maletti), pareva dovere porre fine all'insicurezza, al degrado, all'abusivismo, all'illegalità, al rischio per i minori.

A dieci anni di distanza, se da un lato le microaree (non tutte), hanno portato in generale ad un miglioramento della situazione (con accampamenti stanziali che in molti casi oggi assomigliano a piccoli campeggi o aree sosta), dall'altro abbiamo assistito ad un parziale fallimento, sul piano del rispetto delle regole e, soprattutto, su fronte della certezza dei provvedimenti per chi le trasgredisce.

Perché se così non fosse allora i genitori dei ladruncoli residenti nell'area di sosta di via Cavo Argine, che l'altro ieri hanno rubato un computer lasciato nel baule dell'auto ad un componente dello staff dell'organizzazione del Modena Park, dovrebbero rispondere di qualcosa in più che un semplice richiamo.
Perchè coloro che sempre nell'area di via Cavo argine incendiarono una roulotte all'arrivo della Polizia Municipale li non potrebbero più stare.

Perché se gli indirizzi e le regole più restrittive annunciate nel 2007 dall'ex Sindaco Pighi e dall'ex Assessore Maletti fossero state onorate e tradotte in pratica reale o in quelle che il politicamemente corretto vorrebbe essere chiamate 'politiche attive' o 'buone pratiche', non ci troveremmo oggi a nemmeno a parlare del campo nomadi abusivo di San Matteo, tale da almeno 4 anni.
Non ci troveremmo a parlare di minori che scorazzano sotto i piloni della Tav nel mezzo di discariche abusive (documentati anche ieri), dove si gioca ad appiccare roghi tossici per incenerire materassi, e per provare a togliere le tracce (anche se nascondere interi sportelli bancomat rubati dalla banda criminale che comanda il campo non è cosa facile), delle razzie ai danni dei cittadini onesti che per anni hanno subito, inascoltati, la prepotenza e la delinquenza dei residenti. Semplicemente perché quel campo, e soprattutto le condizioni di quel campo, non perché lo dicono i cattivoni e gli intolleranti, ma perché lo dicono le regole che erano state emanate, imposte e in linea di massima fatte rispettate dal comune nel 2007, non dovevano nemmeno crearsi.
In soldoni, quel campo non doveva esistere.

E visto che oggi, per indifferenza, per incapacità, per impossibilità o per mancata volontà politica, comunque quel campo c'è ancora, con tutti gli enormi problemi ed i rischi ancora reali per i minori che vi abitano (ladruncoli o meno che siano), non può passare la regola della legittimazione. Perché, pur indiretta, legittimazione è.

Perché legittimare, sul piano politico ed istituzionale, situazioni così, dopo tutto ciò che la cronaca delle ultime due settimane ci ha raccontato, non è politica attiva, ma politica passiva, che si è arresa di fronte all'illegalità e all'insicurezza. E ciò che è ancora più grave a danno di minori. Perché le spiegazioni in punta autorevole di diritto del Prof. Pighi che in soldoni ci dicono che quel campo non si può smantellare, se tradotte in prassi politica, non possono essere chiamate 'buone pratiche'. Semplicemente perché il buon senso (concetto che non è azzardato utilizzare così come non lo è l'uso, in giurisprudenza, del concetto di 'buon padre di famiglia'), dice che non lo sono.

E allora ritorniamo da dove siamo partiti.
Dal primato delle regole e del buon senso che lo stesso Pighi e l'Assessore Maletti annunciarono e provarono a tradurre in pratica dieci anni fa, quando iniziò il processo di 'smantellemanto del grande ed unico campo nomadi di via Baccelliera 25, alla periferia sud-ovest della città che per decenni ospitò, a totale spese del Comune (in circa dieci anni il Comune, dall'amministrazione Barbolini a quella Pighi spese circa 2 milioni di euro solo per il pagamento delle bollette elettriche),  200 nomadi, divisi in una decina di famiglie.  E si passò alle prime tre microaree, che diventarono 7 e poi 13.  E alla chiusura/smantellamento, di quel campo.


In quelle regole scritte e annunciate dal Sindaco Pighi e dall'Ex Assessore Maletti, c'era tutto, o quasi, compreso la necessità di garantire aree a debita distanza non solo dagli agglomerati urbani, ma anche dalla TAV (50 metri venne stabilità la distanza massima). C'era l'impossibilità di non potere ospitare nessuno nelle carovane senza l'autorizzazione comunale. Ed oltre ai residenti censiti. C'era l'obbligo di pagare le utenze, di mandare i figli a scuola e vaccinarli. C'era l'obbligo di tenere pulita la zona e mantenere buoni rapporti di vicinato. Pena la decadenza del diritto alla permanenza nell'area.

C'erano regole che già presupponevano, proprio perché non contemplavano più fenomeni di abusivismo, l'impossibilità che situazioni come quella di via Canaletto non solo potessero crearsi, nella civile Modena, ma potessero essere, anche solo indirettamente, essere legittimate nel loro perpetrarsi. Anche solo per un giorno. 

Gianni Galeotti

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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, sociale ed ec...   

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