Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Il piano periferie, finanziato dal bando del governo che ha premiato Modena con 18 milioni di euro (con l'obiettivo di metterne in circolo 59 attraverso investimenti privati), avanza piano e, anzi, sembra avere già ricevuto una battuta d’arresto. Anche per gli unici progetti di nuovi edifici residenziali e di servizio non solo già finanziati ma anche già appaltati. Quelli che dovrebbero riguardare l’area dell’ex mercato bestiame: il Data Center, la struttura tecnologica accompagnata da un progetto da 5,1 milioni di euro, e la palazzina di via Forghieri, con 37 residenze con finalità sociali e un centro per disabili adulti. Gli unici progetti di nuovi edifici per i quali poteva essere posta la prima pietra entro le elezioni di maggio, sono già in ritardo, almeno rispetto al crono programma annunciato a più riprese dall’amministrazione.
Per il Data Center, il cui progetto definitivo presentato in conferenza stampa risale al marzo scorso, ad ottobre è arrivato l’affidamento dell’appalto. Vinto dalla CTI di Modena, con un ribasso del 16%. L'amministrazione ne annunciò l'avvio dei lavori, prima entro la fine dell'anno e poi entro gennaio. Ad oggi non solo non si è mossa una pietra, ma nell'area sono ancora presenti quelle dei cantieri legati agli interventi di più di dieci anni fa. Rimasti sulla carta. L'area che si estende sull'asse di via Rubes Triva, dove il Data Center dovrebbe nascere, è ancora una sorta di discarica a cielo aperto, rifugio di spacciatori e senza fissa dimora, più volte segnalati dai residenti.
Nulla si muove nemmeno su via Forghieri, nell’area del cantiere della futura palazzina. Qui il progetto da 8 milioni di euro presentato nel dicembre del 2017 è stato affidato nell'agosto scorso alla ditta Baraldini di Mirandola.
Ma anche in questo caso le tracce di cantiere sono ancora quelle dei lavori iniziati e abbandonati 15 anni fa. I lavori da 100mila euro preliminari necessari rimuovere i cumuli di macerie e spianare il terreno in attesa della posa della prima pietra erano fuori appalto. Infatti, appena conclusi hanno lasciato spazio al vuoto. Il cartello di cantiere che campeggia in zona è ancora quello relativo al piano particoleraggiato naufragato del 2008.
Simbolo di quelle macerie che tutt’oggi mantengono l’area centrale (nella foto lo scheletro del rotore abbandonato all'inizio degli anni 2000), da decine di migliaia di metri quadri dell’ex mercato bestiame, in parte di proprietà comunale pubblica, in parte di cooperative di costruzioni diverse delle quali fallite, ancora chiusa, orfana di un progetto, isolata dal resto della città, degradata, senza prospettiva e, ancora oggi, senza futuro. Dove all'orizzonte, oltre all'edificio diventato da anni simbolo del fallimento del grande piano di riqualificazione della fascia ferroviaria, si stagliano ancora i cumuli delle macerie derivanti dalle demolizioni degli edifici di 20 o addirittura 25 anni fa
Gi.Ga.