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La ricostruzione nella bassa modenese colpita dal terremoto di 5 anni fa ha fatto innegabili passi avanti, ma ci sono ancora centinaia di famiglie che vivono provvisoriamente in case non loro, o in roulotte, come l'anziana signora di Mortizzuolo, in perenne attesa di rientrare nella sua abitazione ancora inagibile, nonostante 5 lunghi anni di carte bollate, richieste e promesse non mantenute.Un calvario tra i tanti, il suo, documentato ieri sera anche dal TG5. E ci sono ancora scuole come le Frassoni di Finale Emilia, che dovevano essere il fiore all'occhiello della ricostruzione ma che lo scandalo del 'cemento farlocco' ha lasciato e lascerà chiuse per chissà quanto tempo. Perché quando suonerà nuovamente la campanella nelle altre scuole, per la seconda volta dopo realizzazione, in quella,così bella e paradossalmente già inaugurata, non suonerà.
Caso vergognoso che (forse per questo?), non è stato nemmeno citato nell'ultimo rapporto della Regione pubblicato la primavera scorsa in occasione dell'anniversario dei 5 anni dal sisma. Un quadro con luci ed ombre nel quale è stata tratteggiata anche la presenza di boss mafiosi nei cantieri della ricostruzione, emersi dalle testimonianze del processo Aemilia.
Immagini e storie ben lontane da quelle patinate, e raccontate in queste ore dal commissario per la ricostruzione prima dell'Emilia e poi del centro Italia, dimissionario Vasco Errani.
Stando ai dati dell'ultimo rapporto sulla ricostruzione, aggiornati allo scorso marzo, erano 6062 le persone residenti nel cratere del sisma che vivevano ancora fuori casa, beneficiari del 'contributo di canone di locazione' (CCL), che dal giugno del 2015 ha sostituito i 'contributi di autonoma sistemazione' (CAS). Quelle che ancora vivevano in prefabbricati abitativi rurali a servizio delle aziende agricole erano, al 31 marzo scorso, 446.
Perché se gli ultimi moduli abitativi provvisori sono stati eliminati solo qualche mese fa, a 5 anni dal sisma, non significa che le persone abbiano potuto fare ritorno alle loro case. Basta pensare che la primavera scorsa erano 1.273 le persone ancora assistite attraverso il canone di locazione e 830 quelle che ricevevano il contributo del disagio abitativo. Dati che a distanza di 4 mesi dalla pubblicazione del rapporto, possiamo immaginare (e sarebbe bello sbagliarsi), non abbiano subito una svolta radicale.
Redazione Pressa
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