Stop Ausl a medici emergenza territoriale in montagna: fumata nera in prefettura, si va verso lo sciopero
Snami: 'Gravissima la decisione dell’Ausl, così si mette a rischio l’Alto Frignano'. I servizi che dal primo luglio verranno meno
Il progetto che cesserà dal 1° luglio
'Il progetto in oggetto, avviato anni fa in collaborazione con la stessa azienda - spiega Snami - nasceva per sanare una precedente irregolarità strutturale: si chiedeva all’epoca ai medici di guardia medica di salire sulle ambulanze in violazione delle norme di ACN e senza gli inquadramenti richiesti per medicalizzare la risposta del 118. Il modello sperimentale in essere ha poi invece regolarizzato le posizioni e previsto l’impiego di medici di emergenza territoriale 118 con specifica abilitazione e formazione, garantendo sia i servizi di base ambulatoriali medico generalisti sia la possibilità di formare prontamente un’équipe di soccorso avanzato completa medico-infermieristica, come previsto per qualunque soccorso avanzato (ALS) che non può essere garantito adeguatamente da un unico operatore sanitario. Oltre all’intervento in emergenza, il progetto prevedeva quindi oltre alla prioritaria garanzia di intervento in caso di emergenza reale, alcune attività accessorie (ambulatori, OSCO, supporto turistico), ma è bene chiarire che la funzione essenziale era — e resta — garantire la presenza del medico 118 per le emergenze reali, come infarti, ictus, politraumi in tempi contenuti.
La decisione dell’AUSL è dunque a nostro giudizio scellerata: cancella una risposta consolidata all’emergenza vera senza porre alternativa a nostro giudizio credibile, per privilegiare un modello che frammenta la risposta clinica, affidandola a mezzi limitrofi ma distanti, con tempi di percorrenza insostenibili, come l’automedica di Pavullo, che si troverebbe a coprire distanze raddoppiate ed un territorio di competenza che passerebbe da circa 355 km quadrati a oltre 600 secondo le prime valutazioni. Il tutto con l’alibi organizzativo del cosiddetto “rendez-vous”, che nella pratica si tradurrebbe in operatori costretti a percorrere decine e decine di chilometri in piu’ correndo a sirene spiegate per strade montane, mettendo a rischio ben oltre il dovuto la propria sicurezza, tutto ammettendo che il mezzo non sia già impegnato in altra emergenza altrove e che il paziente sia caricabile in ambulanza, cosa non scontata, il tutto con il patema dell’equipaggio di correre sperando di poter raggiungere in tempo un paziente critico gestito nel frattempo dalla sola ambulanza infermieristica o di volontari, a seconda della zona.
Bocciate le proposte alternative e transitorie per gestire l'estate
'A nulla sono valse anche le proposte temporanee di far rimanere fino a settembre il medico d’emergenza, garantendo copertura almeno per il picco turistico, con modalità da discutersi, anche andando ad integrarlo ad una delle ambulanze di zona se non direttamente creando un’automedica da posizionarsi in punto strategico. L’ Azienda ha dichiarato non esserci ancora un definitivo piano di riordino ed valutazioni sarebbero in corso su vari tavoli, proprio per questo si è chiesto di ridurre la risposta medica 118 solo quando il piano sarà chiaro e vi sarà condivisione con tutto il personale dei carichi di lavoro e rischi sostenibili. Nulla, l’Azienda voleva evidentemente solo chiudere'.
'Per noi una scelta inaccettabile, che i medici di emergenza da SNAMI rappresentati ritengono pericolosa per i pazienti e irresponsabile verso i restanti lavoratori. Per questo SNAMI in assenza di risposte credibili ha concluso negativamente la procedura di conciliazione e darà seguito a tutte le iniziative di informazione e tutela, presso la cittadinanza e le autorità preposte, per far comprendere che i medici non hanno alcuna responsabilità di fronte a questa interruzione del servizio. Vogliamo sia chiaro che non è corretto siano i medici e gli infermieri del 118 rimasti a dover divenire vittime delle aggressioni dei cittadini furiosi quando, purtroppo è solo questione di tempo, potranno verificarsi esiti negativi evitabili. Ricordiamo che i medici coinvolti, tutti professionisti abilitati e attualmente in servizio fino al 30 giugno, non hanno difficoltà a ricollocarsi anche in sedi più comode, meglio retribuite, e magari a giusta ragione anche proprio tramite quelle stesse cooperative che oggi l’AUSL di Modena è costretta a usare per coprire gli altri presidi dato che quasi nessun medico vuole più lavorare con in un contesto gestionale di questo genere, come dimostrano gli esiti delle ultime pubblicazioni delle zone carenti per il sistema di emergenza territoriale con 0 assegnazioni. Il vero problema per noi resta una direzione che assume assurde decisioni unilaterali, su discutibili basi ideologiche e senza che nemmeno sia stata in grado in sede di confronto prefettizio di documentare i dati che avrebbe dovuto trimestralmente presentare e trasmettere formalmente per il monitoraggio del progetto stesso, scegliendo oggi di dare priorità alla copertura di problemi minori di assoluta irrilevanza nei CAU e punti di risposta medico generalista piuttosto che garantire la funzione di medico di emergenza per le problematiche più serie.
Una cosa è certa: per 20 anni si sono cercate soluzioni per garantire sia l’emergenza sia le piccole necessità da guardia medica – oggi – questa direzione dice chiaramente quale delle due funzioni intende sacrificare. Non escludiamo che a riflesso, potrebbero essere pochi i medici di medicina generale disposti ad operare e accettare incarichi in un contesto dove in caso di emergenza essi stessi potrebbero rimanere con il proverbiale “cerino in mano” venendo meno la risposta del medico dell’emergenza, in uno dei territorio più complessi sul piano viario ed oro geografico. Questo è ciò che SNAMI continuerà a denunciare, senza ambiguità, con responsabilità e fermezza' - conclude Snami.
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