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Non capita spesso di sentire un politico o un amministratore pubblico esortare il Governo a non tenere conto di un diritto. Eppure è questo che è successo oggi e che è contenuto in una lettera aperta che il Presidente del comitato direttivo della Rete Italiana Città Sane OMS, Simona Arletti, ha inviato al Ministro della sanità Beatrice Lorenzin. Per chiedere espressamente di non prendere in considerazione la possibilità dell’obiezione di coscienza alla quale lo stesso Ministro avrebbe fatto riferimento in parlamento parlandone come elemento da garantire, citando ad esempio i casi di interruzione di gravidanza.
Si riporta di seguito la lettera inviata al Ministro
Gentile ministra Lorenzin,
le scrivo a nome del comitato direttivo della Rete italiana Città sane Oms, che tra i comuni aderenti conta circa ottanta città che lavorano quotidianamente sui temi, a lei cari, dell’Urban Health, della prevenzione primaria e della promozione della salute.
Leggiamo sul sito del Dipartimento dei rapporti col Parlamento che lei, pur avendo dichiarato di essere favorevole a una legge sul testamento biologico, cosa di cui siamo molto soddisfatti, rispondendo a un’interrogazione, ha annunciato che garantirà l’obiezione di coscienza.
Noi condividiamo la sua delusione per l’aula semideserta dello scorso lunedì, quando è iniziata la discussione per un disegno di legge così sentito dai cittadini e in ritardo da troppi anni. Come lei stessa ricorda, la legge in esame non disciplina il suicidio assistito né l’eutanasia, ma regola il consenso informato.
Ricordiamo che tanti nostri Comuni, in presenza del vuoto normativo, hanno deliberato, sulla base di richieste provenienti dalla cittadinanza, l’istituzione di Registri di dichiarazione anticipata di volontà già dal 2010 (tra loro il Comune di Modena che attualmente detiene la presidenza della Rete).
Leggiamo che lei, pur consapevole che la legge appena approvata non contiene una specifica disciplina in tema di obiezione di coscienza per i medici, avrebbe assicurato di seguire con grande attenzione l’applicazione delle nuove disposizioni. Nell’ipotesi in cui si dovessero verificare le criticità paventate da alcuni onorevoli, avrebbe dichiarato di assumere le necessarie iniziative di sua competenza volte a salvaguardare sia la piena operatività del sistema sanitario, sia l’obiezione di coscienza, citando a riferimento la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza.
La invitiamo caldamente a non procedere in tal senso, poiché la legge nasce proprio per riconoscere il diritto all’autodeterminazione terapeutica sul fine vita, quindi occorre garantire che ci siano sempre le condizioni affinché questo diritto sia effettivo e non dipendente dalle scelte del medico incaricato, di fatto inficiando la legge e la scelta responsabile del cittadino.
La tutela della dignità del fine vita e la garanzia delle cure palliative debbono essere assicurate in ogni struttura in cui il cittadino sia accolto, quindi le chiediamo di non emanare atti applicativi che inficino la legge su un tema che è stato oggetto di lunghe discussioni, soprattutto fuori dall’aula parlamentare, e che ha visto finalmente il nostro Paese mettersi al passo degli altri Stati europei.
La salutiamo distintamente e auguriamo buone festività.
La presidente della Rete italiana Città sane Oms
Simona Arletti