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'Tutela minori in Emilia Romagna, abbiamo il numero dei casi, ma quali i criteri di misura dei risultati?'

'Tutela minori in Emilia Romagna, abbiamo il numero dei casi, ma quali i criteri di misura dei risultati?'

Mastacchi: 'Le cifre non ci dicono se si tratti degli stessi minori che proseguono il percorso negli anni successivi o di nuovi ingressi'


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Un’interrogazione alla Giunta del consigliere regionale Marco Mastacchi di Rete Civica sulla tutela dei diritti dei minori e l'efficacia dei sistemi di affido familiare e accoglienza in comunità, solleva un dubbio: 'Siamo sicuri di sapere se questi interventi funzionano davvero? I dati disponibili rivelano una sorprendente e critica mancanza di informazioni proprio dove conta di più: sui risultati finali'.

'La Regione Emilia-Romagna ha costruito un sistema di tutela dei minori, regolamentato dalla Deliberazione di Giunta regionale n. 1904/2011 e successive modifiche, fondato su pilastri solidi: la protezione dell'infanzia e il sostegno alle famiglie in difficoltà. La normativa è stata pensata per accompagnare i più vulnerabili verso l'autonomia. La Regione Emilia-Romagna raccoglie con precisione i dati quantitativi sui minori che necessitano di un allontanamento temporaneo dalla famiglia. Nello specifico, secondo i dati forniti, i minori in affidamento familiare — inseriti cioè presso parenti o altri nuclei familiari — sono stati 1.018 nel 2022, 1.012 nel 2023 e 913 nel 2024. A prima vista, sembrerebbe un quadro sotto controllo. Ma si scopre che abbiamo i numeri ma non le storie. Ovvero, le cifre non ci dicono se si tratti degli stessi minori che proseguono il percorso negli anni successivi o di nuovi ingressi - afferma Mastacchi -.
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Una mancanza di tracciabilità che rende i numeri quasi muti. Senza sapere se un bambino resta nel sistema per un anno o per cinque, o se entra ed esce ripetutamente, diventa quasi impossibile valutare l'efficacia reale e la continuità dei percorsi di aiuto. Un elemento centrale della normativa regionale è l'introduzione di un 'progetto quadro personalizzato per ciascun minorenne'. Questo significa che, sulla carta, per ogni bambino viene studiato un percorso su misura. Ma qui sorge il paradosso dei numeri. Stiamo contando i posti letto, non i percorsi di vita e manca completamente una visione d'insieme sugli esiti. Questo non è solo un divario tra intenzione politica e pratica amministrativa; è una falla critica nella capacità del sistema di apprendere e di rendere conto del proprio operato'.

'La valutazione dell’efficacia degli interventi di tutela dei minori non può limitarsi alla rilevazione numerica dei casi attivi, ma deve necessariamente includere una analisi qualitativa degli esiti, al fine di garantire che le risorse pubbliche impiegate siano realmente orientate al superiore interesse del minore - aggiunge Mastacchi -. Questo significa cambiare radicalmente la domanda che poniamo al sistema. Non più 'quanti bambini stiamo aiutando?', ma 'stiamo aiutando i bambini a raggiungere un futuro migliore?
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È uno spostamento cruciale dalla contabilità burocratica al benessere umano.

La domanda di fondo, rivolta non solo alle istituzioni ma a tutta la comunità è: quando in gioco c'è il futuro dei ragazzi più vulnerabili, possiamo davvero permetterci di finanziare un sistema senza esigere di conoscerne i risultati?'

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