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In questi giorni si sono conosciute le condizioni che la delegazione ucraina mette sul tavolo della “pace” nel confronto con quella russa e che ieri sono state ripetute da Iryna Vereshchuk, vice premier ucraino: Crimea e Donbass restituite all’Ucraina, nessun riconoscimento delle repubbliche del Donbass né della Crimea né la demilitarizzazione e neutralità dell’Ucraina. Il presidente Zelensky rinforza le richieste e ormai da tempo pretende garanzie internazionali occidentali, da parte di USA e GB, per il dopoguerra, che significa rapido ingresso nell’Europa e nella NATO; no-fly zone immediato sulle centrali atomiche da estendere in seguito sui cieli dell’Ucraina e l’intervento militare USA sul teatro di guerra. Tutto ciò si può sintetizzare in nessuna via d’uscita per Mosca, neppure lontanamente onorevole e gravissimo pericolo che il pianeta s’incendi e dia luogo alla Terza Guerra Mondiale.
Mentre infuria la battaglia intorno alla capitale Kiev, l’Occidente s’impegna ad affamare la Russia, nella speranza che un colpo di Stato a Mosca rovesci il potere di Vladimir Putin e spinge sulla Cina, affinché si distacchi da Mosca e non interferisca con aiuti militari o per aggirare le sanzioni. Il ricatto, molto ipotetico a dire il vero, è limitare il mercato cinese negli Stati Uniti e in Europa che vale circa 1500 miliardi di dollari.
Non si risparmia neppure sull’odio verso un popolo intero, quello russo, la sua cultura e la sua storia, tanto che alcuni sindaci chiedono agli artisti dichiarazioni ufficiali contro il governo del proprio Paese, se vogliono continuare a esibirsi, si eliminano le musiche di Tchaikovsky, ad esempio, dai programmi concertistici o si cancellano seminari su Dostoevskij nelle università.
Dal feroce carcere di una dittatura rispunta l’oppositore Navalny, che convoca manifestazioni di piazza contro Putin; in tutti i canali d’informazione ogni nefandezza è solo e unicamente russa, compresi i missili che Kiev lancia contro la popolazione del DonBass, dove oggi non ci sono militi dell’Armata Rossa.
Insomma, la pace in Ucraina sarà possibile solo se Putin sarà ucciso o destituito e gettato in carcere per crimini contro l’umanità, le truppe di Mosca torneranno a casa con la coda in mezzo alle gambe, dopo aver perso migliaia di uomini e centinaia di mezzi, e il popolo russo, stremato, pagherà in solido per tutto ciò che è stato distrutto in Ucraina. Non basta: è prevedibile che la Russia dovrà eleggere un nuovo presidente gradito all’America, che rassicuri l’Occidente, un altro Eltsin, il simpatico ubriacone che tanto piaceva a Bill Clinton ed era a capo di una nazione in miseria e senza alcuna possibilità di risollevarsi.
A questo punto, quali saranno i pensieri di Vladimir Putin, di un uomo come l’ex capo del KGB che si autoconsidera un patriota, lo strenuo difensore della “Santa Madre Russia”? Alcuni temono fortissimamente che stia valutando l’opzione Hiroshima: una testata nucleare a spianare una città di piccole/medie proporzioni per pretendere la resa e avvertire il resto del mondo. L’hanno fatto gli americani per chiudere la partita con i giapponesi, che non volevano arrendersi a costo di morire tutti. È una opzione che non può essere cancellata dalla lista e, anzi, assume sempre più probabilità.
Nel caso, è lecito domandarsi: che faranno gli Stati Uniti? Come risponderà la NATO?
La follia dell’uomo non ha davvero confini! Tutta questa morte e distruzione per cosa? Qualcuno saprebbe ricordare come è iniziata la guerra e per quali cause? Davvero la ragione è l’imprevedibile pazzia di un uomo, sicuramente determinato, ma che fino a ieri si giudicava uno dei maggiori leader mondiali con tutti i politici lusingati da potergli stringere la mano? Davvero la ragione è un fazzoletto di terra che non voleva essere governato ne’ dai russi e ne’ dagli ucraini? O, con meno ipocrisia, per altre ragioni che nulla hanno a che fare con Crimea e DonBass, ma molto con l’economia, la difesa dei mercati che si considerano propri, la posizione tra le super potenze mondiali, l’approvvigionamento di gas a basso costo, grazie al Nord Stream, il timore che sorga un nuovo colosso incontrastabile e costituito dall’asse Russia/Cina?
La verità vera, forse, la sapremo fra cent’anni, se uno storico avrà il coraggio di raccontarla e allora molti saranno i protagonisti a salire sul banco degli imputati. La verità vera, forse, la conosceremo fra cent’anni, se l’uomo esisterà ancora.
Massimo Carpegna