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Trentuno bambini allontanati dalle loro famiglie, quelli che fanno parte dei fascicoli della procura relativi ai servizi sociali della Val d’Enza, altre famiglie raggiunte da provvedimenti di allontanamento. Tra queste anche quella Valeria, di Bibbiano, rimasta vedova nel 2013. Famiglia unita, la sua, anche con i nonni. Lei, sposata con Valerio. La coppia ha una figlia piccola. Una famiglia conosciuta e stimata in paese. La pace famigliare viene sconvolta da una tragedia. Suo marito rimane vittima di un grave episodio di cronaca in quello che a Modena sarà ricordato come il delitto di Lesignana. Una morte assurda, quella di Valerio, che distrugge insieme alla sua vita, anche quella della moglie Valeria e della figlia. Dopo qualche mese la tragedia diventa incubo. Valeria viene raggiunta da un provvedimento di allontanamento della figlia con accuse nei suoi confronti, che non ha mai avuto precedenti di alcun tipo.
Accuse pesantissime: Incompatibilità all'educazione di una figlia preadolescente segnalata, a sua volta, per atti molesti il luogo pubblico. Accuse anonime ed infondate che non a caso - dice Valeria - si sono dimostrate false. Viene detto, anche se non ci sono riscontri se non da dichiarazioni anonime e non verificabili, che sua figlia è stata vista toccare i genitali di alcuni uomini nella gelateria del paese. Non solo. La figlia al centro di presunti comportamenti devianti a scuola, poi smentiti dalle stesse maestre. 'Vere e proprie porcherie puntualmente smentite' - sottolinea Valeria
Ma tornando a quei giorni del 2013, il mondo crolla addosso a Valeria. Dopo avere perso il marito rischia di perdere la figlia, ma trova la forza per reagire. Utilizzando anche gli strumenti che la sua formazione da sessuologa le offre, intraprendendo una durissima battaglia legale.
Scopre così anche risvolti particolari ed inquietanti della vicenda legata a quel mondo di professionisti e di servizi sociali che le sta portando via la figlia. ''Oltre alle devianze di mia figlia, smentite dagli stessi insegnanti, scoprii che la relazione sulle mie condizioni e sul contesto che avrebbe generato la mia inadeguatezza era stata redatta da una persona che non mi conosceva, o almeno mi conosceva ma non per i fatti contestati'
Valeria resiste all'allontanemento della figlia impugnando il dispositivo con l'aiuto di un legale che - dice - 'devo ancora pagare perché la vicenda ci ha svuotati non solo umanamente ma anche economicamente, lasciandoci senza soldi', ma deve combattere. Non vuole arrendersi. Non può. In gioco c'è l'allontanamento della figlia. 'Pensate che ci sono voluti otto mesi per ottenere la documentazione scolastica su cui si basavano fatti poi totalmente smentiti. Ma la cosa più increbile è stato l'incontro con chi aveva compilato la relazione nei miei confronti e che si è stupito quando mi ha visto riconoscendo in me una persona scollegata da quella per la quale credeva di avere redatto la relazione. Fu chiaro che aveva scritto una relazione su di me senza conoscermi evidentemente pilotato da qualcuno'
Fatto sta che dopo anni da quel dispositivo di allontanamento, migliaia di euro spesi che hanno svuotato le casse della famiglia, viene disposto il non luogo a procedere. Valeria può continuare a vivere insieme a sua figlia. Ciò che a tanti, che non hanno avuto gli stessi strumenti per combattere la loro battaglia, non è stato concesso. Oggi Valeria, che insieme ad altri genitori di bimbi sottratti ha raccontato la sua storia al Ministro Salvini nel corso della sua visita a Bibbiano, ha deciso di aiutare chi non ce l’ha fatta, invitando tutti a denunciare e a fidarsi delle forze dell’Ordine e della giustizia. 'Creeremo una associazione, nel frattempo dico a tutti coloro che si trovano in queste condizioni, di denunciare e di fidarsi delle forze dell'ordine'
'Mia figlia non è mai stata allontanata perché ho intrapreso una battaglia legale durissima, servendomi anche dalle mia competenze e che non è da tutti condurre, ma consiglio a tutti di fidarsi delle forze dell'ordine e della giustizia. Io ho avuto un aiuto determinante dai carabinieri di Bibbiano ai quali mi sono rivolta. Nella caserma di Bibbiano ho avuto un riferimento importantissimo. Ho avuto un sostegno anche psicologico, fondamentale perché i Carabinieri mi hanno aiutato a trovare la forza per portare avanti la mia battaglia e ad avere la convinzione che prima o poi la verità e la giustizia avrebbe trionfato, e così è stato. Per questo devo ringraziare i Carabinieri così come i parroci di Bibbiano e di Reggio che pur non essendo io battezzata, mi hanno garantito un sostegno umano straordinario'
Gianni Galeotti