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'Caro monsignore, per la Chiesa forse l'ascolto deve prevalere sempre'

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Specie quando si ha a che fare col mondo giovanile, si può credere di poter anche fare delle 'eccezioni'


'Caro monsignore, per la Chiesa forse l'ascolto deve prevalere sempre'
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Provo, se riesco, a sgombrare il campo da talune imprecisioni o incomprensioni reciproche, se posso definirle tali, che don Erio esprime nella 'risposta' alla mia precedente nota del 31 gennaio, giorno di San Giovanni Bosco, che peraltro è stato il primo contatto con lui sulla vicenda.
La quantità degli aspetti trattati nella sua replica mi obbliga ad una lunga stesura, di cui chiedo venia anticipatamente.
Don Erio scrive che avrei 'espresso due convinzioni che risultano false, per chi conosce i fatti'.
Quel 'chi conosce i fatti' mi induce a credere che, nei miei confronti, non ci sia stato l'intento di attribuirmi la volontà di distorcerne la narrazione o di essere volutamente bugiardo. E di ciò lo ringrazio perché evidentemente, più che del mentitore mi dà del disinformato.
Anche se non credo proprio di esserlo, per lo meno per quanto avvenuto alla luce del sole.

Comunque, la prima sarebbe che avrei affermato che la Diocesi non si sia resa disponibile al dialogo, mentre la seconda è di non essersi adoperata adeguatamente ed abbastanza per facilitare l'avvio di un dialogo e confronto con altre Istituzioni, specialmente col Comune.
Ora, circa queste affermazioni, quantomeno nell'evidenza dei fatti, non posso che confermare che le cose siano andate esattamente come le ho descritte, nel senso che, tranne le dichiarazioni d'intenti di cui Don Erio fa cenno, nessun ascolto, nessun dialogo, nessun (figurarsi) confronto ha trovato modo di avviarsi. Né allora, né, allo stato, ad oggi.

A meno che don Erio non voglia ritenere l'avvio dell'ascolto e del dialogo quelli da lui riferiti colloqui diretti e le alcune mail intercorse con gli occupanti, e che, sempre a quanto ne so, o, meglio, a quanto si é potuto osservare, peró hanno unicamente inserito come pre-condizione, anche solo per essere avviati, la precedente 'riconsegna delle chiavi' del locale occupato, cioé la ricostituzione della piena legalità.


Una posizione, quest'ultima, che già era stata presa dal nostro sindaco, in occasione della precedente 'questione' dell'Olympia.
E proprio qui sta il punto che il mio articolo del dicembre 2017 sollevava: in sintesi, io auspicavo (e, dovendo ricapitarmi lo rifarei) che essendo coinvolte, questa volta, non una privata Società, non una Pubblica Amministrazione, bensì la Chiesa, Mater et Magistra, ci potesse essere occasione e modo di comportarsi in modo diverso.

Cioé che ci potesse essere da parte della Curia l'attenzione alla sostanza della situazione, assai più che alla urgente necessità di salvaguardare la leggitimità circa un fatto quale si era venuto creare e riservandosi in seguito, magari proprio a seguito del 'fallimento' dell'ascolto richiesto, la possibilità di pretenderlo.
Avrebbe potuto farlo?

Onestamente, ma con tutta la prudenza di chi, da ‘semplice' credente dell'ultima ora, non vanta certo il diritto di pronunciarsi sulla metodologia della Pastorale modenese per i giovani, io comunque rifletto e non sono certo che il Cardinale che a Roma ha rotto i sigilli dei contatori per ridare la luce a chi viveva in un palazzo occupato, l'abbia pensata allo stesso modo. Così come non lo credo per quanto riguarda tutti quei sacerdoti che hanno a che fare, nelle estreme periferie cittadine (che ci sono anche a Modena), coi tanti giovani che vivono quotidianamente in situazioni di illegalità, vuoi per l’uso di sostanze proibite, vuoi per 'quell'altro' di cui sono piene le cronache giornalistiche. Non credo che, a premessa del loro interessamento nei loro confronti, possano efficacemente richiedere, come precondizione e premessa, di smettere immediatamente di drogarsi, ad esempio, perchè farlo è un atto illegale.

Oppure di quanti, ascoltando ed assistendo quei giovani immigrati illegali (mi riferisco particolarmente a quelli che non presentano i requisiti normativi per essere considerati rifugiati .. e tanti ce ne sono) pensano di dover anteporre al loro (più che apprezzabile) impegno la pre-condizione del loro adeguamento alla legalità, che significherebbe il rientro nei paesi di provenienza… condizione, del resto, richiesta da buona parte di coloro che, con condannabile gelosia e con l'egoismo del loro benessere, si ritengono 'legittimati' a pensare solo a se stessi… e lamentano un eccesso di caritatevole assistenza... ed anche questi purtroppo non mancano.

Al contrario, sono certo, avendo 'studiato' la metodologia di don Bosco, che non ho citato casualmente essendo un grande interlocutore di giovani, di quale fosse il suo pensiero in proposito.
In ogni caso, come ho scritto, riguardo questa serie di interrogativi e di dubbi che mi pongo, anche se sono portato a credere che debba sempre prevalere 'l'ascolto' (che é anche 'parola', aiuto, supporto' etc.) a qualsiasi altra considerazione, almeno per la Chiesa, ed in particolare quella cha fa riferimento a Papa Francesco… ció nonostante non ho la pretesa di avere, nè toccherebbe a me averla, alcuna definitiva certezza.

Nutro, invece, la piena persuasione, che mi deriva dalla lunga frequentazione (come riconosciuto, anche professionale) del mondo giovanile che, allorquando ci si trovi in presenza di due parti in 'contrapposizione' fra loro, che pongono altrettanto contrapposte pre-condizioni per potersi rapportare… laddove quest’ultime non rappresentino delle richieste inascoltabili o pongano in essere delle condizioni oggettivamente inaccettabili… l'eventuale inizio di un confronto può avvenire assai più fruttuosamente e meglio se quella parte che ritiene di poter interpretare (o interpreta) un ruolo più attivo, più funzionale ed efficace, nonchè più 'maturo', decidendo di attuarlo, si dimostra più disponibile ad affrontare le difficoltà ed inizia 'cedendo' su qualcosa, foss'anche l'attuazione della richiesta in precondizione. Un principio pedagogico universalmente riconosciuto, del resto, e non farina del mio piccolo sacco.

Sul caso, non tocca a me giudicare quale delle due parti in gioco, in questa specifica situazione, potesse aver pensato credibilmente di potersi comportare così, ma, per conto mio, per l'autorevolezza di cui gode e per il compito pastorale che penso abbia, lo avrebbe potuto fare la Diocesi.
E ció é esattamente, per lo meno nella sostanza, ció che ho scritto. E non ho nessuna intenzione di sostenere il principio che le buone intenzioni possano giustificare, aggiungo sempre e comunque, ogni tipo di illegalità, ma neppure che la pulsione esasperata per la legalità, sempre e comunque, possa privare l'umanità della libertà di valutarlo. Così facendo, portato all'estremo il primo paradigma, dovrebbero cessare, ad esempio, le stesse trattative di pace le diverse nazioni, che certo non operano tutte nella legalità universalmente riconosciuta e nel rispetto dei diritti umani. Sarebbe un bene per l’umanità?

Comunque apprezzo che, seppure molto, ma molto indirettamente, si potrebbe leggere nell'affermazione di don Erio un certo riconoscimento che le intenzioni degli occupanti potevano anche essere un poco buone.
Prima di un richiamo alla mia 'questione personale', mi sento in obbligo di scrivere che, pur avendolo io stesso e subito ritenuto un atto illegittimo (e non di passaggio) non ritengo affatto che l'occupazione dell'ex-Cinema Cavour abbia rappresentato un atto talmente tanto grave da aver pregiudicato e costituito un grave danno alla proprietà. I locali erano (e sono) completamente abbandonati e presumibilmente non utilizzabili neppure a lungo termine, e, mi si dice, in uno stato di evidente degrado. Credo che l'unico danno patrimoniale sia stato il taglio di una vecchia ed arrugginita catena che chiudeva la vecchia cancellata.

Nè ho notato che vi fosse in animo degli occupanti di arrecarle un'offesa ed un oltraggio premeditato alla Curia. Specie perchè, come ho già scritto nella mia prima nota del dicembre 2017 nell'immediatezza dell'evento, sono convinto che se le forze dell'ordine non avessero deviato il corteo che protestava contro l’esito dell'occupazione dell'Olympia, costringendolo a passare per via Cavour, anzichè per via Emilia (per non arrecare disturbo allo shopping prefestivo), nulla di ciò che ci sta impegnando in queste (comunque utili) riflessioni sarebbe potuto accadere.
Don Erio comunque dichiara anche il suo meravigliato convincimento che io, con la presunta svalutazione di quel gesto, possa aver evitato di prestare attenzione a che quel gesto illegale non avesse un 'portata pedagogica' (immagino negativa) su altri ragazzi giovani.
Ora, io sono stato allora e resto convinto che tale impatto sia stato allora e purtroppo anche ora del tutto 'nullo'.

Con ogni probabilità, a quei giovani cui prioritariamente rispetto agli altri dovrebbero essere indirizzate le nostre intenzioni educative, quelli che avvertono e vivono con vari tipi di disagio la loro crescita, tutta la 'querelle' (mi sia permesso definirla così) sarà del tutto sfuggita, ignorata completamente a causa di una loro differente centratura problematica. Non può crederlo anche don Erio? Non incontra anche lui 'questi' ragazzi ?
Quanto agli altri giovani, quelli delle nostre famiglie, ma anche ai primi, ma volesse il Cielo che avesse provocato una serie di riflessioni. Che si fossero sentiti coinvolti e provocati.

Che quel trovarsi di fronte ad un atto compiuto potesse indurli ad approvarlo o condannarlo.. ma almeno creando una discussione. Almeno si troverebbero ad affrontare 'perturbazioni' di pensiero, finalmente alternative a quante finora, e con grande dispendio di risorse, vengono loro proposte dal mondo dei social più insulsi, dei giochi dei cellulari e di ogni proposta obnubilante, che pur riempie una enorme quantità del loro tempo.
Non creda, don Erio, che mi trovi a sottovalutare argomenti e tematiche di cui credo di ri-conoscere la complessità e l'oggettiva difficoltà.

Credo comunque che, come lezione da tutta questa questione (e da altre) sarebbe sufficiente che si potesse trarre la conclusione che, specie quando si ha a che fare col mondo giovanile, si possa credere di poter anche fare delle 'eccezioni'. A meno che di quel mondo non se ne voglia escludere un pezzo e considerare solo quella parte che (un pò provocatoriamente, lo riconosco) ho definito belli, buoni, sempre assertivi, consenzienti a tutto, inquadrati...

Lei avrà ben inteso che, pur non escludendo l’attenzione per quest'ultimi, la mia predilezione (e non da ora) va ai primi. Li preferisco perchè non hanno smesso di attivarsi sulle questioni sociali, perchè, se hanno deciso di ‘fare politica', non lo hanno fatto per riceverne compensi, ben sapendo che il loro andare contro corrente non produrrà che svantaggi. Perché non si sono stancati di chiedere, perchè non cercano scappatoie ai problemi, perché non scelgono sempre la via più conveniente. Perchè non arretrano di fronte alle contrapposizioni e vorrei che, al di là dei loro giovani compagni, trovassero anche degli adulti disponibili, pronti e capaci di aiutarli, anche se é molto faticoso è scomodo.

Per finire, apprezzo molto ed altrettanto volentieri accolgo l'invito di don Erio ad un incontro (spero, oltre che di chiarimento, anche ricco di creativitá e, nel piccolo di uno scambio di idee, di reciproci suggerimenti e proposte) e mi farò carico di contattare all'uopo la sua Segreteria, anche disponibile, se questo é il prezzo da pagare per incontrarlo, a denunciare, come da lui richiesto, la mia leggerezza. Peró… quante precondizioni.

Quanto alla mia vicenda personale, mentre riconosco la mia inesaustiva competenza giuridica, che probabilmente mi ha fatto travisare e sopravvalutare la cosa, ammetto che le rassicurazioni di don Erio mi confortano e non poco. Mi scrive che, su suo incarico, mi avrebbe già voluto tranquillizzare il suo avvocato. Il chè, peró, non gli era riuscito in quanto mi era sembrato le sue argomentazioni contraddicessero con netta evidenza il contenuto autentico delle comunicazioni giudiziarie pervenutemi, che, con chiarezza incontestabile, citano una sua 'querela-denuncia' di diffamazione a mio carico, nominalmente, l'accusa per un vero e proprio reato penale, e non altro.
Non, come mi si dice, una segnalazione con richiesta d'indagini relativamente 'solo' all’ospitalità concessa, sulla mia pagina Facebook, di alcuni post altrui, ritenuti offensivi (magari a voce don Erio vorrà farmene cenno) che ne riconducevano a me la responsabilità.
Un saluto ed un 'a presto' a don Erio. Ed anche l'augurio di poter essere scelto da Papa Francesco quale nuovo presidente della Cei.

Giovanni Finali

Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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