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Cassa Espansione Secchia, lavori al palo e cumuli di legname chiudono le bocche
La Pressa
Dopo il taglio del bosco del bacino in linea, preliminare all'avvio dei lavori per il potenziamento, tutto si è bloccato e i ritardi si accumulano
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Le recenti, seppur piccolissime ondate di piena, hanno portato, a livello della diga (manufatto regolatore), della cassa di espansione del fiume Secchia, enormi quantità di legname. Si tratta di parte di quelle migliaia di alberi ad alto fusto, su una estensione di circa 10 ettari, che dopo il taglio del grande bosco all'interno del bacino in linea, non erano state triturate. Parte degli alberi abbattuti e non rimossi sono stati trasportati dall'acqua depositandosi all'altezza della diga, più correttamente chiamato manufatto regolatore, uno degli elementi fondamenti del sistema.
Una condizione che amplifica i problemi in caso di piena, tanto più se questi accumuli li consideriamo uniti ai metri di sedime depositati a monte del manufatto e depositati dalle piene che dal 2018 (anno in cui l'area venne 'ripulita' con la rimozione di metri di sedime l'ultima volta), si sono susseguite. Alzando di circa 6 metri, ai lati in particolare modo e al centro, il fondo del bacino, a monte della diga. Un'area che, stando alle previsioni della Regione del febbraio scorso e a quelle legate al progetto di potenziamento della cassa di espansione (che in uno dei 3 lotti dovrebbe prevedere la rimozione del sedime e il rifacimento del manufatto regolatore), doveva essere 'liberata' dal sedime. Già dall'autunno. Oggi, per contro, la condizione è quella visibile. Il sedime è ancora accumulato, a monte della diga e in tutto il bacino, ma non solo. Al di sopra giacciono centinaia di tonnellate di legname che insistono in prossimità delle bocche della diga. Alberi tagliati e non triturati come migliaia di altri abbiamo visto e documentato essere stati ridotti nei giorni immediatamente successivi al taglio.
Fatto sta che ai lavori di taglio del bosco, (oggetto di polemiche e poi di riscontrati errori nella superficie da tagliare ora al vaglio della procura), preliminare all'avvio dei lotti per il potenziamento della cassa. Il taglio degli alberi, lo ricordiamo, era necessario per poi recuperare il sedime accumulato all'interno del bacino e da utilizzare per l'innalzamento delle arginature perimetrali della cassa (vedi sotto lotto 2 del progetto), è seguito il nulla. Tutto congelato, bloccato. Creando ritardi che si aggiungono ai ritardi decennali nell'adeguamento, nel potenziamento e di quella che alla luce della normativa è da definire una messa in sicurezza (che oggi non è garantita), della cassa di espansione stessa. Nelle condizioni attuali di capacità e di funzionamento capace di mettere seriamente a rischio il territorio modenese in caso di piene, anche quelle superiori al livello TR 20, che rappresenta l'attuale livello minimo di adeguamento delle casse di espansione e dell'asta fluviale a valle.
Per renderci conto dello Stato della pericolosità della cassa basta andare a vedere le relazioni che da anni sono state svolte da Aipo, che evidenziano le criticità da tempo evidenziate rispetto alla Cassa di Espansione del fiume Secchia e i progetti necessari per superarle.
NODO IDRAULICO DI MODENA
Le criticità del sistema attuale di laminazione delle piene della cassa di espansione sul fiume Secchia sono le seguenti:
Insufficienza dell’invaso nel fornire un grado di laminazione adeguato rispetto all’evento di riferimento, con tempo di ritorno T=200 anni
Inadeguatezza dei manufatti di sbarramento e di sfioro laterale nell’ottimizzare l’efficienza dell’invaso, anche per eventi di piena di minore entità (maggiori di TR 20 anni)
Inadeguatezza normativa dell’opera, rispetto previsioni del DPR 1363/59, con particolare riferimento all’entità del franco idraulico dei manufatti e rilevati arginali in concomitanza con il passaggio dell’evento di progetto
Si tratta di criticità evidenti dagli studi e dalle relazioni degli organismi competenti da decenni, ma alle quali, è un dato di fatto, non si è mai dato risposta sul fronte politico, istituzionale e di governo. In particolare della Regione. Immobilismo giustificato solo in parte della mancanza di finanziamenti (visto che da anni due dei 4 lotti relativi al progetto di adeguamento alla normativa e potenziamento erano già stati finanziati), e non giustificato se consideriamo che è emerso, anche grazie all'azione dei comitati che a più riprese si sono interfacciati direttamente con gli organismi regionali, che i progetti necessari al potenziamento, e all'adeguamento della capacità di laminazione a piene centenari non c'erano. Nemmeno sulla carta. Elemento, quest'ultimo, che ha fatto sostanzialmente perdere la possibilità di accedere ai finanziamenti del PNRR. Il recupero di alcune risorse, da questo canale di finanziamento (PNRR), è stato dato dalla possibilità di utilizzare la cassa di espansione come bacino irriguo. Ciò ha consentito di ottenere il finanziamento anche per il lotto relativo all'innalzamento delle arginature necessario per il potenziamento della capacità generale di invaso della cassa. Una capacità che comunque, da relazioni Aipo, non potrà essere ampliata al livello considerato ideale, ovvero con piene con Tempi di Ritorno a 200 anni. E' la stessa Aipo a specificare il perché:
'Le analisi svolte hanno portato alla presa atto dell’impossibilità di adeguamento della cassa all’evento di progetto rispetto alla TR200 anni. Tale impossibilità deriva dall’insufficiente volume d’invaso ottenibile con il solo adeguamento dei manufatti, del rialzo delle arginature e l’ampliamento della cassa (nuovo comparto in comune di Rubiera) a fronte del volume in eccedenza delle onde di piena da laminare (il deficit di volume per laminare la piena duecentennale varia da un minimo di 33 a un massimo 51 milioni di mc)'. Ricordiamo che il volume attuale della cassa è di circa 13 milioni di metri cubi.
La possibilità di portare comunque la capacità della cassa ad un livello superiore (almeno TR 50) c'è da anni. Attraverso interventi divisi in lotti di progetto. Per altro, come detto, finanziati.
La soluzione progettuale individuata da Aipo per risolvere le sopra citate criticità è stata suddivisa in quattro lotti funzionali, anche sulla base delle risorse attualmente disponibili, cosi definiti:
LOTTO 1 - Adeguamento dei manufatti di regolazione ed opere connesse (finanziato)
LOTTO 2 - Adeguamento in quota delle arginature esistenti (non finanziato all'elaborazione del documento, ora finanziato con fondi PNRR per bacino irriguo),
LOTTO 3 - Ampliamento della cassa di espansione del fiume Secchia (comparto in comune di Rubiera) – (finanziato)
LOTTO 4 - Realizzazione «seconda» cassa di espansione del fiume Secchia (non finanziato)
In sostanza, ciò significa che allo stato attuale i primi tre lotti necessari per avviare e completare una prima importante fase del potenziamento sono finanziati. Il punto è che si continua a non procedere. O meglio, dopo anni e anni di attesa, legata anche alle varianti urbanistiche che necessitavano del passaggio nei consigli comunali dei comuni interessati (a Modena è arrivata ed è stata voltata nel 2021-2022), i lavori preliminari erano iniziati, con il taglio del bosco, funzionale a recuperare il sedime necessario alla realizzazione del lotto 2 e, a monte della diga, a porre le condizioni per l'avvio del lotto 1. Annunciati già dalla Regione nel febbraio 2023 e poi confermati dalla stessa Regione nell'estate successiva, ma di fatto mai partiti. Se consideriamo che non si è nemmeno iniziato a rimuovere, come stando alle previsioni delle Regione doveva succedere già dall'estate scorsa, il sedime dal bacino, necessario per l'avvio del rialzo arginale. E, come conferma l'immagine, non si sono poste le condizioni per predisporre i lavori per l'adeguamento dei manufatti di regolazione (regolatore e sfioratore).
E' chiaro allora che le cataste di legna davanti alle bocche, pur importanti, rappresentano il problema minore rispetto alle condizioni generali di insicurezza in cui versa la cassa di espansione anche rispetto ad eventi di piena superiori a quelli con Tempo di Ritorno a 20 anni, è ai ritardi che continuano a riguardare i progetti di potenziamento. Non certo per responsabilità tecniche ma totalmente politiche.
Gianni Galeotti
Foto: Massimo Neviani
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>
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