Ferragosto di abbattimenti: ridotti in polvere gli ultimi ettari di bosco del bacino in linea della cassa
Ad un anno di distanza dal primo abbattimento, con errore in eccesso di 10 ettari, tagliati anche gli alberi a ridosso della diga. Corsa contro il tempo per recuperare anni di rinvii della Regione. Ed è così che la sicurezza auspicata è ancora lontanissima
18 agosto 2025 alle 10:40
4 minuti di lettura
Premessa ormai solita iniziale per questo argomento. L'abbattimento di un bosco di 40 ettari, anche se non in queste proporzioni, cresciuto negli ultimi 40 anni all'interno del bacino in linea della cassa di espansione del fiume Secchia, e che nel tempo aveva creato un ambiente faunistico e un area naturalistica protetta, si è reso necessario per uno dei tre principali lotti dei lavori per il potenziamento della cassa di espansione stessa. Un lotto che solo insieme al completamento degli altri (e che solo nel giro dei prossimi 6-7 anni, nella migliore delle ipotesi), potrà portare ad un concreto innalzamento della capacità di laminazione della cassa ora limitata a piena piccole, potrà garantire il potenziamento (comunque non ancora piene centenarie come auspicabile), della capacitò reale del sistema. Fatto sta che l'immagine che ancora una volta si presenta agli occhi è impressionante. Al posto di un enorme foresta oggi è rimasta una landa desolata a perdita d'occhio dove gli unici alberi ad alto fusto delle migliaia abbattuti alle porte della città, ancora nel comune di Modena, sono ridotti a dune di truciolato. Anche lo scorso anno, gli abbattimenti più massicci, erano stati fatti a ridosso di ferragosto, documentati inizialmente solo dai nostri obiettivi.
Con il taglio dei giorni scorsi e la riduzione in frammenti triturati degli ultimi alberi ancora in piedi lungo il bacino in linea della cassa di espansione del fiume Secchia, a ridosso della diga, si chiude definitivamente un capitolo lungo quarant’anni di storia naturale alle porte della città. Rimane in parte quello dei bacini laterali ma il grande bosco percorribile nel percorso natura con valenza didattica per presenza e habitat di caprioli scoiattoli, cinghiali e specie protetti di volatili, non c'è più. Di quello non rimane nulla e lascia il tempo che trova il tentativo di piantumare in aree definite nuovi esemplari di alberi (in parte già spazzati via da nuove erosioni), al fine di creare nuove isole naturali all'interno, tali tra chissà quanti anni.Nell'immagine il bosco fino a giugno 2024. Oggi non rimane nulla Quelli che sono stati abbattuti nei giorni scorsi erano gli ultimi lembi verdi di un’area boschiva di 40 ettari, foresta cresciuta spontaneamente in una zona che, nonostante la sua origine artificiale (ovvero circoscritta da manufatti arginali), era divenuta negli anni un ecosistema complesso.Circa l'80% di questo bosco era già stata distrutto nell’agosto dello scorso anno, in parte per errore, durante i primi lavori preparatori.
Oggi, invece, l’abbattimento riguarda l’area adiacente alla diga, destinata a essere in parte demolita e poi ricostruita secondo un progetto di potenziamento atteso da decenni, ma rimasto a lungo bloccato e rinviato dalla Regione, e ora (notizia dei giorni scorsi), nuovamente rinviato a data da destinarsi. Ciò significa che l'aumento del livello di capacità di laminazione e di sicurezza della piena dovrà attendere ancora anni, tanti anni, almeno 6 dall'avvio di lavori che ancora non è stato definito. Il lotto che ha previsto l'abbattimento del bosco rientra nei tre principali previsti per migliorare la funzionalità della cassa di espansione del Secchia. L’unico intervento finora avviato, da concludere entro quell'estate del 2026 per poter avere riconosciuti i fondi PNRR concessi, è quello relativo all’innalzamento degli argini perimetrali, reso possibile solo grazie a fondi europei, ottenuti però non per la funzione di contenimento delle piene (per la quale la Regione negli ultimi decenni non aveva preparato progetti ad un livello tale di avanzamento da potere essere finanziati nei tempi previsti dai bandi europei con fondi PNRR), ma per la destinazione della cassa come bacino irriguo.L’eliminazione del bosco è stata motivata in parte dalla necessità di liberare e recuperare il terreno sottostante (fatto di sedime accumulato nel corso delle piene), per permettere l’ampliamento e l’innalzamento del perimetro arginale.
Tuttavia, l’intervento ha avuto come effetto collaterale — ma non trascurabile — la totale cancellazione di un ecosistema cresciuto in modo spontaneo e ormai radicato nel paesaggio, contribuendo a dare identità al territorio e ospitando fauna, flora e percorsi fruibili da cittadini, scuole e amanti della natura.Va inoltre sottolineato che, a causa dei ritardi storici della Regione nella progettazione e realizzazione degli interventi strutturali, tra cui il rifacimento della diga e del manufatto sfioratore, la capacità della cassa di espansione è rimasta limitata e adeguata solo a piene di piccola entità. Situazione che, come specificato durante un sopralluogo dal Presidente della Regione Michele De Pascale - in caso di precipitazioni come in Romagna presumibilmente anche Modena sarebbe stata colpita dai medesimi effetti. Ovvero se negli ultimi anni, al netto non trascurabile di una alluvione devastante che ha provocato anche un morto nel 2014, causa rottura arginale a San Matteo, è stata risparmiata dal disastro, non è per la tenuta del sistema ma perché il sistema, soprattutto quello del Secchia è stato risparmiato da piene medie e prolungate anche solo con Tempi ri Ritorno di 50 anni. Il progetto esistente per il rifacimento della diga dovrà essere aggiornato, ma i tempi per l’approvazione e la realizzazione restano indefiniti, con il risultato che il reale potenziamento della capacità e della sicurezza idraulica viene ulteriormente rimandato e, comunque, non sarà attuabile prima di diversi anni. Nonostante l'innalzamento del perimetro arginale che da solo poco o nulla cambia in termini di sicurezza. Gi.Ga.Foto cumuli e a raso Massimo Neviani. Bosco dall'altro La PressaNel video (La Pressa) del 2023, le immagini delle parti della cassa e il loro funzionamento. Nella parte del bacino in linea visibile ancora il bosco da 40 ettari ora abbattuto
Gianni Galeotti
Giornalista
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...
La Pressa
SOSTIENICI - DONA ORA
Da anni Lapressa.it offre una informazione indipendente ai lettori, senza nessun finanziamento pubblico. La pubblicità copre parte dei costi, ma non basta. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci segue di concederci un contributo. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, è fondamentale.
La Pressa - Tutti i diritti sono Riservati - Testata Giornalistica aut. trib. Modena n.18 del 21/12/2016 è edita da Parole Animate srl (P.I. 03746820368) - Normative Deontologiche