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La pandemia non frena l'attività di endoscopia digestiva

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Nell'ultimo anno eseguite 40 dissezioni sottomucose per patologia neoplastica. La struttura di Baggiovara all'avanguardia per questa tecnica


La pandemia non frena l'attività di endoscopia digestiva
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Nonostante le riduzioni di attività sugli interventi “programmati” imposte dalla pandemia, nel corso del 2020 la Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena ha eseguito 40 procedure di dissezione sottomucosa endoscopica (ESD), un dato più che positivo per l’equipe diretta dalla dott.ssa Rita Conigliaro. La dissezione sottomucosa endoscopica è una procedura avanzata mininvasiva che consente l’asportazione di lesioni pre-cancerose e di tumori superficiali del tratto digerente senza necessità di intervenire chirurgicamente. Come tale, pur trattandosi di un intervento di tipo oncologico, può venire eseguito come intervento “ambulatoriale”.

“L’ESD - spiega il dott. Giuseppe Grande, uno dei medici dell’equipe endoscopica specializzato nell’esecuzione di tale intervento - è una tecnica nata in Giappone nei primi anni 2000 e successivamente diffusa nei centri mondiali che praticano endoscopia avanzata.

La sua messa in pratica qui da noi è avvenuta non senza difficoltà, vista la necessità di lunghi periodi di training medico e infermieristico, nonché il reperimento di strumentazione all’avanguardia e di un setting organizzativo dedicato”.

La procedura prevede infatti l’utilizzo di aghi di diverse forme dagli 1,5 fino a 4 mm di dimensione che funzionano come micro-bisturi e che, attraverso il canale operativo dell’endoscopio, scollano la neoplasia dal sottile strato sottomucoso della parete intestinale. Questo può riguardare sia il tratto digerente superiore (esofago e stomaco, vedi ad esempio i casi di early gastric cancer), sia quello inferiore (colon e retto, vedi casi di polipi cancerizzati e laterally spreading tumor o “tumori larghi e piatti”).

“La resezione endoscopica con dissezione sottomucosa - prosegue Grande - può essere utilizzata anche per asportare lesioni sub-epiteliali benigne sintomatiche per sanguinamento o effetto massa, come grossi lipomi o leiomiomi intestinali, nonché per trattare polipi o lesioni neoplastiche recidivanti in sede di pregressi trattamenti, evitando nella maggior parte dei casi il ricorso all’intervento chirurgico. Possono beneficiare dell’intervento anche pazienti di età avanzata o con altre co-patologie che rendono rischioso l’approccio chirurgico classico”.

“La ESD delle lesioni del tratto gastro-intestinale anche di dimensioni superiori ai 7-8 cm — specifica il Dott. Luca Reggiani Bonetti, anatomo-patologo della Struttura Complessa di Anatomia e Istologia Patologica diretta dal Prof. Antonino Maiorana – permette la loro asportazione “en-bloc” evitandone la frammentazione (come invece avverrebbe utilizzando la tecnica classica “piecemeal”) e soprattutto garantisce la loro precisa e accurata caratterizzazione isto-patologica. Poiché questa tecnica consente la valutazione di tutti i margini di resezione endoscopica, essa si rende indispensabile per stabilire o meno la radicalizzazione della lesione indirizzando il paziente verso un attento follow up o verso un trattamento chirurgico. Tutti i casi di neoplasia maligna sono stati discussi ai meeting multidisciplinari settimanali, al fine di fornire indicazioni condivise ai pazienti trattati endoscopicamente”.

La dottoressa Rita Conigliaro pone l’accento su come la procedura mininvasiva da lei introdotta nell’ospedale di Baggiovara alcuni anni or sono e portata avanti con successo crescente richiami numerosi pazienti anche da altre province. L’ESD è proseguita senza sosta anche durante le recenti ondate pandemiche da Sars-CoV-2, contando più di 20 interventi da settembre a dicembre, sia presso l’Endoscopia digestiva dell’OCB che presso la piastra endoscopica del Policlinico (di cui è responsabile la dottoressa Helga Bertani). “La procedura di dissezione sottomucosa richiedeva abitualmente il ricovero del paziente per osservazione post procedurale - precisa Conigliaro - Tuttavia, visti i bassissimi tassi di complicanze registrate nel nostro centro e tenendo conto delle difficoltà dovute alla riconversione della maggior parte dei reparti di degenza verso l’assistenza dei pazienti Covid+, le procedure di ESD sono state eseguite dopo adeguato triage medico ambulatoriale e accompagnate da osservazione post procedurale presso la recovery room dei reparti di endoscopia digestiva OCB o del Policlinico o presso il Day Hospital Internistico dell’Ospedale di Baggiovara, evitando nella quasi totalità dei casi il ricovero ospedaliero”.

Conclude la dott.ssa Conigliaro: “Questo approccio modificherà anche per il futuro la gestione delle procedure endoscopiche avanzate, consentendo una più efficace distribuzione delle risorse e riservando il ricovero ai casi più complessi o ai pazienti più delicati. Allo stesso tempo si andrà incontro alle preferenze dei pazienti che, se adeguatamente istruiti, possono osservare la convalescenza post procedurale presso il proprio domicilio”.

L’obiettivo è quello di anticipare le diagnosi ed imparare sempre di più e sempre meglio a sfruttare le possibilità che ci fornisce la cosiddetta “endoscopia del terzo spazio” e l’endochirurgia, ricorrendo alla competenza dei nostri medici ed infermieri e valorizzando al massimo le disponibilità di tecnologie avanzate come quelle presenti in Sala Ibrida.

Nella foto, Giuseppe Grande e Rita Conigliaro


Redazione Pressa
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