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'Circa la metà dei nuovi contagi da Coronavirus avviene in ambito familiare dove è presente un altro paziente positivo'. La conferma di un dato certamente drammatico alla luce di quanto è stato raccontato e denunciato in questi giorni, arriva Antonio Brambilla, direttore generale dell'Ausl di Modena, nel punto della situazione dell'emergenza Covid-19 nel territorio modenese tracciato nel corso della Conferenza sociale sanitaria. Un dato pesante se inserito al termine, o meglio al culmine, di una serie di denunce, scritte, raccontate pubblicate, di decine, centinaia di persone, costrette in casa con sintomi chiari di malattia e non sottoposte a tampone o a test, solo perché non in condizioni particolarmente gravi. Non da ricovero ma evidentemente gravi da infettare le persone intorno a loro. Oggi la conferma che quei timori, i timori delle centinaia di persone seguite al telefono in casa ma con sintomi non gravi da necessitare il ricovero in ospedale e non sottoposte a tampone, per settimane, erano fondati.
Timore di contagiare i propri familiari se non i propri colleghi.
Perché solo oggi viene di fatto ammesso che anche solo con i test sierologici per la rilevazione degli anticorpi, ai quali fare seguire in caso di positività il tampone, sarebbero stati utili, anche in ambiente domestico, per certificare, isolare, e proteggere le persone positive e i loro affetti. Cosa che non è stata fatta, di prassi, non solo in ambito domestico, ma anche, per molti giorni, in ambito sanitario e per diverse settimane, fino alla scorsa, anche in ambito sociosanitario, nelle Cra. Dove si è consumata la strage silenziosa di persone anziane. Qui, nelle Case residenziali per anziani il personale ha lavorato in condizioni limite, spesso sprovvisto di dispositivi di protezione individuale. Lì, in quelle Case, fino ad una settimana fa, tanti, anche tra coloro che erano entrati in contatto con personale positivo, non era sottoposto a tampone né a test.
In merito ai test sierologici, all’8 aprile, conferma Brambilla, 'sono stati eseguiti 1564 test tra personale Ausl e Cra e refertati 1251: risultano 17 positivi alle IgM (1,3 per cento) che indicano che potrebbe essere in corso la malattia. Sia questi che gli eventuali positivi alle IgG (58 tra Ausl e Cra) vengono comunque sottoposti a tampone: è unicamente questa infatti la cartina al tornasole per individuare e isolare persone asintomatiche ma potenzialmente contagiose.
È ritenuto possibile, sebbene in casi rari, che persone nelle fasi prodromiche della malattia, e quindi con sintomi assenti o molto lievi, possano trasmettere il virus, anche se la principale via di trasmissione, secondo l’Oms, rimane il contatto stretto con persone sintomatiche'
Quasi una seppur indiretta ammissione di ciò che non è stato fatto e degli effetti che l'avvio certamente tardivo di questi strumenti di diagnosi e monitoraggio ha creato.