Il tema legato alla (giusta) condanna delle cosiddette 'Fake news' sta portando a un evidente tentativo di delegittimazione dei quotidiani, delle testate televisive e del giornalismo in genere. Ne è un esempio (solo l'ultimo di una lunga serie)
la notizia data stamattina in anteprima dal nostro quotidiano sulla chiusura delle scuole in Emilia Romagna per un'altra settimana a causa dell'emergenza coronavirus. Una notizia - ovviamente verificata attraverso nostre fonti e confermata in pieno nel pomeriggio - davanti alla quale si è scatenata una serie di polemiche e attacchi. Anni di insulti - in particolare dal Movimento 5 Stelle - al giornalismo, abbinata alla continua e atavica volontà di chi governa di zittire le voci critiche, sono sfociate oggi in questo pericoloso fenomeno: immaginare che le uniche notizie verificate e a cui credere siano quelle istituzionali.
Non è così. I mezzi di comunicazione, non parlo solo de La Pressa, della quale sono coeditrice, ma penso agli altri giornali (on line, a quelli cartacei, al Carlino, alla Gazzetta, alle televisioni) svolgono un ruolo fondamentale e sono fonti attendibili. Lo sono perchè hanno un direttore responsabile, sono registrate in tribunale e in caso di notizie false o diffamatorie sono tenute a rispondere.
Non solo: i giornali non sono tenuti a rivelare le fonti delle notizie che pubblicano, ma sta al lettore - attraverso una lettura il più possibile plurale - farsi una idea. I giornalisti possono sbagliare, come tutti, ma non diffondono volontariamente notizie false. Sembrano banalità, ma vale la pena ricordarle. Perchè il rischio è che dietro allo spauracchio 'fake news' legato a notizie senza una fonte ufficiale e quasi mai collegate a testate giornalistiche, vi sia solo il tentativo di controllare e massificare l'informazione. Il rischio è far passare l'idea che solo le istituzioni possono dare notizie.
Ecco, delegittimare i giornalisti, anche nel caso di emergenze sanitarie come queste, non serve a nessuno. Nemmeno a chi governa pro tempore le istituzioni. Può essere utile certo nel breve periodo per tacitare il dissenso, ma alla lunga ne risente la democrazia stessa. E quindi tutti noi.
Cinzia Franchini