La Wada, la famigerata Agenzia Internazionale Antidoping non ha presentato ricorso contro la sentenza dell’Itia dello scorso 19 agosto che proscioglieva da ogni responsabilità Jannik Sinner per la doppia positività al Clostebol. I termini sono scaduti alla mezzanotte. Ma Sinner – fa sapere la Wada – non è ancora definitivamente prosciolto.
Il Corriere della Sera, che aveva ottenuto la conferma dalla segreteria del Tas del non-ricorso, scrive che “il caso non è chiuso. Da Montreal, sede dell’Agenzia, la Wada fa sapere di considerare «il caso ancora aperto e l’indagine in corso» in base a un comma dell’articolo 13.2 del Codice Antidoping che le permette di far partire i 21 giorni del termine limite per l’appello dal momento in cui ha ricevuto documentazione aggiuntiva sul caso specificamente richiesta a Itia”. La Wada, in sostanza, ha chiesto una documentazione ulteriore e non comunica la data in cui l’avrebbe ricevuta, e da cui scatterebbe poi il conto dei 21 giorni.
Era chiaro fin dall’inizio la difficoltà “politica” della Wada nell’allungare una vicenda così pruriginosa. Perché i tre periti di Sport Resolution che per 33 pagine avevano scagionato Sinner sono Jean-François Naud, Xavier de la Torre e David Cowan: il primo è il direttore del laboratorio Wada di Montreal; il secondo è il vicedirettore scientifico del laboratorio Wada di Roma; il terzo è l’ex boss del laboratorio Wada di Londra (nonché professore emerito presso il Dipartimento di scienze ambientali, analitiche e forensi del King’s College). Insomma, quella sentenza portava già in calce la Wada, anche se di sponda.
Bisognerà dunque attendere ancora un po’, per il lieto fine. L’imputato Sinner non è ancora libero di andare a vincere altri Slam.
Accuse di doping, il caso di Sinner non è ancora chiuso

La Wada non ha fatto ricorso ma ha chiesto approfondimenti
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