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Raffaele Marangio: indagini in corso tra amici, telefono e computer

Raffaele Marangio: indagini in corso tra amici, telefono e computer

Le indagini sulla morte dello psicoterapeuta trovato morto in casa proseguono ad ampio spettro. L'ipotesi inquietante del gesto estremo di un paziente


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È ancora senza risposte il mistero intorno alla morte di Raffaele Marangio, psicoterapeuta di 78 anni, trovato senza vita nell'appartamento di via Stuffler. Indagini apparentemente ancora a tutto campo su quello stabile, dove Marangio aveva lo studio dove riceveva i pazienti, ricavato in un locale a parte, rispetto ai due appartamenti di proprietà di cui uno abitato da lui. Uno di quelli oggetto di recente vendita, che avrebbe dovuto essere rogitato a giorni e per il quale era in corso, proprio nei giorni antecedenti il ritrovamento del corpo, il trasloco degli arredi a Roma città in cui vive la figlia del Professore e dove lo stesso Marangio alternava la sua permanenza. Elementi di cui la cerchia di amici e colleghi era a conoscenza, che costituivano piccole variazioni nella vita descritta come regolare del professore ma non tali da generare preoccupazioni.Le indagini si stanno concentrando su più fronti: dalle testimonianze degli amici più stretti all’analisi del cellulare e del computer, con l’obiettivo di ricostruire gli ultimi contatti e movimenti del professionista. Diversi anche i colleghi con cui era solito confrontarsi rispetto alla professione.
Ma resta un’ipotesi preoccupante: quella di un paziente, magari con difficoltà psichiche, che potrebbe essersi presentato direttamente al domicilio, senza lasciare alcuna traccia digitale, a telefono o in mail.
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Per una professione del genere, soprattutto in periodi particolari come quelli estivi, si tratta di casi frequenti. E per chi vive e lavora da solo, in una residenza utilizzata come studio, anche gli accessi di persone apparentemente estranee risulta meno sospetto agli occhi del vicinato.Una ipotesi tutta da verificare ma compatibile con il fatto che sulla porta di ingresso non erano presenti segni di effrazione. Di fatto Marangio potrebbe avere aperto direttamente all'ultima persona presente prima del sua morte. Posto, lo ripetiamo, che la morte sia stata provocata da persona esterna e non frutto di un gesto estremo. Ipotesi quest'ultima che non sarebbe stata ancora esclusa del tutto ma che non troverebbe riscontro dalla posizione in cui sarebbe stato ritrovato il corpo, supina e con una cintura stretta attorno al collo.
Le indagini, coordinate dalla procura di Modena e condotte dalla Polizia di Stato, starebbero seguendo ancora molteplici binari. Da una parte, l’analisi della rete di contatti attraverso il cellulare, il computer e le email: un lavoro meticoloso per ricostruire appuntamenti, comunicazioni e messaggi che possano far emergere un nome, un volto, un possibile sospetto.Dall’altra, però, resta forte il dubbio che
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un eventuale paziente – magari in uno stato di crisi o con disturbi gravi – possa essersi presentato direttamente a casa di Marangio in una crisi sfociata in un gesto estremo anche se lucido. Una cintura stretta intorno al collo richiede molto più di un raptus di follia.
La comunità professionale e personale che lo conosceva attende con ansia sviluppi, mentre le forze dell’ordine continuano il lavoro di ricostruzione, nella speranza che da qualche dettaglio possa emergere la verità.
 

Gi.Ga.
Foto dell'autore

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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