Carpi, una Festa dell'aratura triste. E' l'ultima dopo 34 edizioni

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“Sono costretto a comunicarvi questa notizia ma, credetemi, lo faccio con il cuore pesante”: queste le parole con le quali Giancarlo Veroni, Presidente dell’associazione Amici del Cibeno, ha iniziato, ieri sera, martedì 5 settembre, presso l’Area Zanichelli di Carpi, il suo discorso più difficile, rivolto alla platea dei volontari della 34° Festa dell’Aratura – 220 in tutto, dal più giovane, di 16 anni, al più anziano, di 80 – riuniti per la tradizionale cena finale: l’ultima. L’annuncio che infatti un affranto Veroni ha rivolto ai presenti riguarda proprio la 35° edizione di una delle manifestazioni più importanti e storiche della città, che sarà l’ultima gestita dall’associazione Amici del Cibeno: “I motivi sono diversi – ha spiegato Veroni ai volontari esterrefatti – innanzitutto l’invecchiamento dei volontari, che si unisce alle conseguenze delle norme introdotte in seguito ai fatti di Torino dal Ministro degli Interni Franco Gabrielli, per adeguarsi alle quali sarebbe richiesta una spesa di decine di migliaia di euro che non possiamo assolutamente permetterci, oltre a un calo di presenze – dovute anche all’impossibilità di svolgere concerti, che richiamavano un vasto pubblico anche dal reggiano, proprio per le norme di sicurezza assai stringenti – che ha visto diminuire gli introiti del 25%.

Ci dispiace molto, dunque, ma noi Amici del Cibeno non siamo più in grado di continuare. Avrei voluto una fine differente per questa manifestazione tanto importante, organizzata dal volontariato e che tanto bene ha fatto alle associazioni destinatarie dei fondi raccolti di anno in anno, ma purtroppo è andata diversamente”.

E sono davvero tanti i fondi raccolti di 34 anni dalla Festa, per la precisione 422.764 euro dal 1983 a oggi, risorse convogliate integralmente a tante realtà del Terzo Settore, dai 75.000 euro dell’AMO (Associazione Malati Oncologici) ai 45mila dell’AVIS, passando per i 65mila dell’Ass. Calcio Cibeno e dai 22mila della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, o ancora i 66mila dell’USHAC (Unione Sportiva Handicap Carpi) e i 14mila elargiti alla Protezione Civile. Ma è ancora lungo l’elenco delle realtà del volontariato che, nel tempo, hanno giovato dei fondi raccolti dalla Festa dell’Aratura: Croce Rossa, Associazione Pazienti Tiroidei, Croce Blu, Coop.

Sociale Giravolta, senza dimenticare l’emergenza terremoto del centro Italia e quella dell’Emilia.

Un patrimonio di solidarietà che, nonostante gli sforzi del comitato organizzatore – del quale, insieme alla già citata Amici del Cibeno, fanno parte anche AMO, AVIS, USHAC e Virtus Cibeno – non vedrà andare in scena il suo 35° anno.

“Lo scorso anno ci ha lasciati Lino Zanichelli, il fondatore della manifestazione – ha continuato Veroni, Presidente dal 2002 – e questo sembra quasi un segno. Una figura che, così come tutta la famiglia Zanichelli, ha sempre operato al fianco e insieme ai volontari, sostenendo con passione ed entusiasmo la Festa, e addirittura, ove abbisognava, finanziandola. Purtroppo però siamo giunti al punto in cui ci è richiesto di adempiere a una serie di obblighi che vanno davvero al di là delle forze di noi volontari, e tempo purtroppo che quel che è accaduto a noi riguarderà tante altre realtà che, seppur locali, sono molto importanti per le comunità di riferimento, non soltanto a livello di donazioni effettuate, ma anche di socialità e coesione tra i cittadini”.

Ascoltando le parole di Veroni, molte le facce contrite dei volontari, e anche diverse lacrime. Tra queste persone c’è infatti chi da decenni dà una mano fuori dalle ore di lavoro, alla sera, o addirittura, come Giancarlo Incerti, rinunciava alle o posticipava le vacanze per poter montare tutte le strutture. Una grande e generosa comunità, insomma, che ora si sente smarrita. Ma c’è chi, pur nella mestizia, non rinunzia a rivendicare con orgoglio la storia della Festa, come Giuseppe Cattini, volontario, che interviene subito dopo Veroni: “Questa io non la definirei una resa, perché qui dentro in 34 anni, per quel poco che abbiamo dato, ci siamo sempre stati per chi ha avuto bisogno. E possiamo dire a testa alta che abbiamo fatto dei sacrifici, rinunciato a qualche ora del nostro tempo libero, ma non ci siamo mai sottratti. Qui dentro eravamo forse stanchi, ma sereni, felici, sorridenti. E insieme: viva l’Aratura!”.

Alla fine degli interventi, Giancarlo Veroni ha voluto chiudere con un invito: “Se qualcuno volesse raccogliere l’eredità della Festa, noi saremmo ben contenti di dargli una mano”.