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Si è aperto in queste settimane un gran dibattito sulla stampa su come migliorare le arterie di penetrazione dell’Appennino Modenese, complice anche una proposta di cinque sindaci della cintura del Cimone che hanno avanzato una soluzione alternativa all’asse centrale dell’Estense, per veicolare l’Alto Appennino sulla pedemontana del Panaro che conduce a Vignola.
Una ipotesi, va detto subito, che non regge all’evidenza dei fatti, seppure ha avuto il merito di stimolare le Amministrazioni del medio-basso Appennino e in primis il Comune di Pavullo, ad accelerare nell’avanzare con maggior forza e determinazione le soluzioni più idonee per bypassare l’attraversamento dei centri abitati di Pavullo e di Lama Mocogno.
Non me ne vogliano i sindaci di Sestola e Fanano che, con merito loro, tanto hanno ottenuto dalla Regione Emilia Romagna per valorizzare com’era plausibile l’area turistica del Cimone, ma Pavullo riveste un ruolo centrale per il benessere dell’intero Appennino Modenese.
Lo confermano i numeri che certificano per la cittadina la più bassa disoccupazione dell’intera Provincia - comprendendo anche l’area appenninica di prossimità - e la presenza a Pavullo dei servizi fondamentali a beneficio dell’intero territorio montano. Collegare meglio Pavullo con le aree a monte significa frenare lo spopolamento che si è verificato in larga misura nei decenni scorsi nel medio-alto Appennino. Significa anche avvicinare la pianura alle aree turistiche di crinale, in maggior misura rispetto ad altre soluzioni.
E’ triste dirlo ma si sono persi 30 anni, con contrapposizioni campanilistiche e spesso pretestuose, o per non dispiacere a qualche interesse pre-costituito, nel non riuscire a soddisfare una esigenza così palese come - per esempio – quella di evitare il traffico di scorrimento nel centro di Pavullo, a danno di tutti.
Nel frattempo nei Comuni di pianura ed anche in alcuni centri dell’Alto Appennino – a loro merito – si sono realizzate arterie di circonvallazione a beneficio anche di piccoli centri abitati.
Negli anni novanta si volle insistere sulla soluzione Pratolino-Pian della Valle-Strettara, un progetto faraonico che risultò ai più e da subito impraticabile sotto il profilo economico ed ambientale, specialmente nel tratto di scorrimento lungo il Torrente Scoltenna. Furono accampate motivazioni geologiche che sarebbero state presenti nel progetto alternativo di mezza costa e che, a parere di altri tecnici, si potevano superare o quanto meno verificare attentamente e rigorosamente se c’era una ferma e chiara volontà politica.
Quel progetto fu abbandonato nel silenzio generale solamente almeno sei anni dopo, per poi portare avanti l’allargamento e la sistemazione di una parte della viabilità esistente sulla direttrice (Vaglio verso Lama e Pratolino-Melandrone) con fondi della Provincia, soluzione che avevamo avanzato in vari convegni assieme, tra gli altri, al geologo Italo Nesti e all’arch. Erio Amidei e che comprendeva anche le ipotesi progettuali ora in esame, con la condivisione delle forze produttive e con l’avvallo della stessa ANAS.
Il Comune di Pavullo in quegli anni avrebbe dovuto avere un ruolo centrale come gli competerebbe, ma non prese alcuna iniziativa al riguardo, inspiegabilmente e per diversi anni. L’ANAS aveva stanziato 8 miliardi di lire per il prolungamento dell’Estense, a condizione che fosse definito il tracciato a monte. Così non fu per troppo tempo e i soldi furono destinati altrove.
Il prolungamento dell’arteria è andato in oblio fino al 2018, allorché il Presidente della Regione Bonaccini, in un incontro pubblico a Pavullo indetto dalle associazioni di categoria, sollecitò le Amministrazioni interessate a redigere un progetto che fosse condiviso a livello locale per il prolungamento dell’Estense oltre Sant’Antonio, impegnando la sua Amministrazione a inserire il progetto tra i cinque interventi prioritari della Regione. A distanza ancora di tre anni sembra si stia muovendo lentamente qualcosa, stimolati dall’arrivo di risorse importanti che dovrebbero rendersi disponibili.
Speriamo sia la volta buona, se vogliamo garantire un futuro più roseo alle nostre nuove generazioni, e che tutto questo non sia il solo frutto della campagna elettorale in arrivo.
Rino Bellori
Redazione Pressa
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