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Contagi a scuola: una riapertura senza vincitori nè vinti

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La scuola si è dimostrata non sicura, con un contact tracing ormai saltato, non idonea al contenimento del virus...


Contagi a scuola: una riapertura senza vincitori nè vinti
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Scuola Si, Scuola No. Scuola in presenza oppure continuare in DAD. Quanto può essere importante e soprattutto necessario ritornare tra i banchi a poco più di un mese dal termine di un anno scolastico difficile e complicato? Sono gli interrogativi martellanti di questi giorni, da quando, dopo la pausa pasquale, sono stati riaperti plessi ed istituti con il solito corteo di favorevoli e contrari. Problemi ed incognite che, puntuali, sono ritornati a risuonare nella maggior parte dei nuclei familiari. Purtroppo, i primi giorni di lezioni non sono stati forieri di buone notizie: studenti positivi, classi in quarantena, tanta paura tra docenti e genitori e ritardate oltre che intempestive ordinanze di sospensione delle attività didattiche.

Il problema più grande resta il tracciamento e non certamente l’apertura delle scuole.

Se per ogni persona che risulta positiva si riuscisse a capire la natura del Covid, semplice oppure appartenente a una variante, se si facessero tamponi di controllo, se si fossero davvero implementate le misure con la messa in campo di ulteriori azioni volte al contenimento Covid-19, (differenti dalle iniziali dello scorso anno), per poter frequentare la scuola in sicurezza (è un diritto-dovere per i nostri figli andare a scuola in presenza ma deve essere garantita la sicurezza, ormai l’improvvisazione e l’adattamento tanto care a noi italiani o la pretesa mancanza di risorse o la situazione di emergenza non è più giustificabile dopo oltre un anno di pandemia e di risorse spese in tal senso) perché, ahimè, si continua solamente a: “ventilare” i locali scolastici con l’apertura delle finestre, suggerire il distanziamento tra gli studenti (come è possibile che in una classe di massimo 40 metri quadrati convivano 25 o più studenti?), utilizzare solo gel e mascherine e poi cosa mai si è fatto in più?

Perché ancora non viene monitorato “a campione” tramite l’utilizzo dei tamponi rapidi e la misura della temperatura all’ingresso scolastico (a tutela della salute dell’intera comunità scolastica) lo stato di salute? Perché non viene ancora prevista la possibilità di “sdoppiamento” delle classi per evitare gli assembramenti all’interno dei locali ed evitare così le “classi pollaio “? Perché non viene consentito alle famiglie di poter optare per la didattica a distanza piuttosto che in presenza quando non si possono garantire le misure di sicurezza? Non si può accettare che i ragazzi entrati in contatto diretto con un positivo possano essere abbandonati tra le lungaggini di un sistema che non corre veloce quanto il virus. Vogliamo far tornare a scuola i nostri bambini ma non in queste condizioni, con colpevoli ritardi nelle comunicazioni e nelle effettuazioni dello screening.

La scuola si è dimostrata non sicura, con un contact tracing ormai saltato, non idonea al contenimento del virus e per questi motivi ritengo meritoria qualunque azione necessaria a fermare l’effetto-domino ormai innescato all’interno delle classi, per garantire la frequenza in presenza in condizioni di sicurezza. Se fossimo in grado di seguire gli sviluppi del contagio, allora tutto risulterebbe più gestibile. Tenere sotto controllo questo tipo di situazione è pressoché difficile ma non impossibile. Per non parlare di un altro problema di carattere “morale” se così vogliamo definirlo: è giusto togliere tempo, energie e tamponi a quelle persone che stanno lottando contro questo virus? Riaprire le scuole è la classica situazione senza né vinti né vincitori. Con il numero di morti che leggiamo ogni giorno era meglio prendere e pretendere delle precauzioni. Quali? Ultimo mese di lezioni all’aperto senza classi pollaio e gli assurdi assembramenti che vediamo all’ingresso e all’uscita. In questi primi giorni di riaperture molti, troppi casi di studenti positivi che spesso hanno trasmesso il virus anche ai loro familiari. Si parla tanto di studenti che hanno ormai perso il contatto con il loro vero mondo, quello della scuola, e che socializzano solo attraverso il freddo schermo di un computer ma mi chiedo: è più traumatico andare a scuola con la paura di un contagio, con il personale docente che non può avvicinarsi agli alunni e con tanti altri limiti, oppure continuare con una sana DAD? Personalmente avrei evitato queste nuove preoccupazioni per iniziare a programmare una riapertura completa e in sicurezza per il nuovo anno scolastico.
Diletta Bellei

Redazione Pressa
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