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Da Pediatra penso che sapere dove si contagia un bambino sia importante ma che indipendentemente dalla sede dove avviene il contagio, a casa o a scuola, ciò che, a mio avviso, conta è sapere quanti bambini si ammalano per avere un’idea della circolazione del virus e capire se, quando e come intervenire per limitarla.
Il problema molto dibattuto è quello del ruolo dei bambini nella diffusione del coronavirus. I dati iniziali facevano pensare che i bambini fossero immuni al virus, poi pian pano l’ evidenza dei dati ha esplicitato una realtà ben diversa. I bambini tranne i piccolissimi e i fragili si ammalano “bene“ e il più delle volte non si ammalano affatto.
I numeri sono per antonomasia oggettivi, ma perdono la loro caratteristica quando li si fa parlare.
Quando leggo un articolo la prima cosa che valuto sono materiali e metodi dello studio; mi servono per capire cosa dicono i numeri e/o cosa gli fanno dire gli autori. La tabella della percentuale dei tamponi positivi per fascia di età valutata settimanalmente, che la Ausl di Modena invia ai Medici di famiglia ed ai Pediatri, è uno degli strumenti che, a mio avviso, serve per capire come sta evolvendo la pandemia.
A saperla leggere racconta tante cose.
Racconta della prima ondata in cui i bambini non sembravano essere interessati, anche perché i Pediatri al pari dei Medici di famiglia non avevano la possibilità di richiedere i tamponi; racconta di una seconda ondata con un interessamento della fascia 0-5 e 6-14 anni sempre maggiore a partire dall’apertura delle scuole, con un incremento dal 2,5% di luglio fino al 12% di novembre.
Racconta di una curva che non si è mai appiattita e che si è mantenuta intorno all’8-10% fino a febbraio con picco del 15% di positività a marzo.
Questi sono i dati di Modena.
I dati Istat riguardanti l’Italia ci dicono che a luglio del 2020 dei 216.305 casi di Covid-19 solo 1,8% interessava la popolazione pediatrica; il 5 marzo 2021 dei 2.829.661 casi di Covid-19 l’8% interessava la popolazione pediatrica 0-14.
A parte il picco di marzo i dati nazionali non si discostano da quelli della nostra realtà. L’esperienza insegna che l’adeguatezza dei provvedimenti è direttamente proporzionale alla attualità della situazione che si affronta e questo in epoca Covid è particolarmente vero. Studi effettuati valutando dati non riguardanti la realtà dell’Emilia e fatti in epoca in cui la variante inglese non era presente e dominante come è allo stato, vanno adeguatamente letti e interpretati.
Farli assurgere a vangelo svela una faziosità che mi auguro sia solo degli utilizzatori e non degli autori.
Elisabetta Scalera - Pediatra
Redazione Pressa
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