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Gentile direttore,
solitamente per diventare popolari bisogna lavorare sodo, avere un'idea geniale o essere un cervellone. Nel 2020 è diverso. Il trucco è molto più semplice. Basta aver preso il Coronavirus in modo irresponsabile, mostrare la positività, far vedere quanti amici si sono contagiati, documentare tutto sul social network Tik-Tok e sbeffeggiare gli operatori sanitari che l'hanno combattuto e le persone che, inconsapevolmente, lo hanno contratto e sono in parte decedute. I like saranno garantiti. Sembra la trama di un film di psicanalisi, nel quale si va a ricercare la soluzione ad un problema caratteriale abbastanza grave. E invece no, è la pura realtà.
È la “challenge” che si sta diffondendo in queste settimane sul social network cinese.
Alcuni giovani e non solo pubblicano cortometraggi guarniti da una canzone hit, per ottenere ovviamente più visibilità, nei quali mostrani foto di serate a feste private e a discoteche pavoneggiando, anche se ci sarebbe da vergognarsene, misure di prevenzione e sicurezza non rispettate, baci e abbracci a destra e a manca e sbronze degne dell'Anthony Hopkins adolescente. Il tutto accompagnato, ovviamente, da una positività che non deriva dalla felicità per una bella serata, ma dal virus SARS-Cov 2. Virus che poi devono sconfiggere loro, gli amici e i parenti, con i quali quasi sempre sono entrati in contatto. Insomma, un delirio.
Probabilmente non sembra, ma sono un giovane anche io. Quando leggo sui titoli dei giornali “colpa dei giovani” o “il virus in vita a causa degli adolescenti” non mi sento attaccato.
Mi sento piuttosto schifato da alcuni coetanei che sbeffeggiano e dimenticano ciò che abbiamo vissuto, gli oltre 35.000 connazionali deceduti, la fatica che gli operatori sanitari hanno fatto per fronteggiare e combattere questo dannato virus. Sono anche amareggiato perchè non capiscono che se teniamo ancora in vita il virus per molto e ce ne freghiamo delle disposizioni, il sistema sanitario (anche se mi auguro di no) potrebbe andare ancora sotto pressione. E ciò si tradurrebbe probabilmente in un ulteriore confinamento, che a sua volta porterebbe al fallimento tante aziende. E a pagarne le spese saranno sicuramente anche i loro genitori, oltre che le persone più deboli.
Ormai siamo alla fine di questa strana estate, unica nel suo genere. Inutile ormai fare appelli, sperare nella oculatezza e aggrapparsi ad un filo. Si diceva, durante il famigerato “Lockdown” che ne saremmo usciti migliori. No, non ne siamo usciti migliori. E di questo sono dispiaciuto. Parecchio.
B.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>