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Caro direttore,
sarò breve in questa riflessione che propongo ai lettori di questo quotidiano. Lunedì 26 è una data importante che vedrà tutti noi protagonisti nella ripresa di una vita più vicina a quella che abbiamo lasciato ormai tredici mesi fa. Tuttavia da politico, non posso che ascoltare i continui contrasti nelle scelte e nelle parole di chi dovrebbe aiutare amministratori locali e cittadini a misurare le scelte da fare. Credo che la politica ai livelli più alti abbia da tempo abbandonato l’ascolto delle esigenze dei territori. Torneremo a leggere articoli sui giovani che si assembrano in parchi e pub, torneremo a leggere di palestre chiuse e di bus stracolmi di studenti al mattino e torneremo a leggere i post di chi si schiera contro le chiusure o contro le aperture appena si vedranno i dati di una giornata più o meno positiva.
I problemi del trasporto pubblico e delle aule non sono stati risolti e mandare gli studenti in presenza al 100% è forse un rischio spregiudicato sentendo il parere di Presidi, medici e dei tanti ragazzi che ascolto ogni giorno. La scuola è sicura, ma con investimenti nel tracciamento, nelle aule e nel trasporto, altrimenti vedremo ancora per due mesi i drive through stracolmi di classi in attesa di tampone.
Il settore della cultura e dello spettacolo è fermo, quando dati dell’ISS alla mano è considerato uno dei luoghi di minor diffusione virale, si pensi alla possibilità di recarsi in preghiera durante le celebrazioni. Difficile anche chiedere ad un gestore di palestre di tenere chiuso fino al primo di giugno, senza un protocollo e senza giustificare con i dati perché certe attività apriranno e altre no.
Io sono un umile ragazzo impegnato in politica e in amministrazione e non mi permetto di giudicare negativamente l’operato di nessuno, perché non sono davvero nessuno. Studiando però i modelli di altri paesi si fatica a comprendere il perché di certe scelte non motivate e si fatica a giustificare un’organizzazione sempre apparentemente legata ad equilibri politici e a trattative all’ultimo sangue e non ad una strutturale capacità di programmazione.
Così è un tutti contro tutti e si comprende la rabbia di chi lunedì vedrà i bus stracolmi e le classi in isolamento senza tracciamento permanente e il proprio ristorante chiuso e la rabbia dei comitati come priorità alla scuola e dei genitori che vedranno la dad al 50% perché dopo un anno non si ha un piano di screening della popolazione scolastica come evidenziato più volte dal Dottor Stefano Zona pubblicamente. La scuola poteva essere uno strumento fondamentale per il tracciamento, ma come troppo spesso accade si è deciso di curare invece di prevenire. Penso a tutti gli operatori sanitari, volontari, sindaci, imprenditori che hanno speso un anno del loro tempo per la comunità o per salvare i propri dipendenti che vedono ancora un piano fragile e non chiaro. Così la politica perde quel poco di valore che l’è rimasto e invece di risolvere i problemi, porta allo scontro sociale.
Davide Nostrini, presidente Italia del Futuro
Redazione Pressa
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