Ma ormai siamo ben oltre l'accanimento. Siamo ben oltre la discriminazione. Ben oltre la costruzione del nemico e ben oltre la sua criminalizzazione. Il nemico ora è lì, inerme, fastidioso nella sua ottusa ostinazione a dire ancora legittimamente (nessuna legge viene violata se si esclude la beffa dei 100 euro di multa per gli over 50) 'no' a un trattamento sanitario. Oppure solo 'no' alla nuova dose dopo aver detto due volte sì. E' lì, vinto, sporco, umiliato, ma ancora ingombrante, utile nella sua scandalizzante presenza per poter essere emarginato e coperto di insulti. Utile a coprire gli altri nemici, quelli veri.
Nel silenzio di una Italia in ginocchio, di un Paese vittima di un Tso sociale imposto dall'Europa, coi partiti ridotti a zerbini del cavaliere bianco che ora si appresta, prima volta nella storia, a salire al Quirinale direttamente da Palazzo Chigi, si assiste all'orrore. La maggioranza sorride, ostenta ancora braccia scoperte e dita a mostrare la V di vittoria. La maggioranza fa finta di nulla e orgogliosamente sventola il proprio Qr, magari plastificato e comodo comodo all'utilizzo. La maggioranza dice che va bene così e accetta l'inaccettabile. Accetta ciò che, se fosse stato introdotto repentinamente solo due anni fa, sarebbe stato accolto con una rivoluzione. Ma oggi no. Un passo alla volta, un gradino alla volta, si è sprofondati nella indifferenza. Oggi quel cartello al collo evocato dal dimissionario sindaco di Bomporto pochi mesi fa non scandalizzerebbe più nessuno. Fu solo un precursore dei tempi, Giovannini, solo un po' in anticipo rispetto a una distopia trasformata in realtà.
Non importa che nessuno sappia bene la distinzione tra cosa è essenziale o cosa non lo è.
Eccolo qui l'abisso. Talmente immersi nell'abisso da pensare che l'oscurità che ci pervade sia il cielo e il luccichio di uno smartphone siano le stelle. Quelle che un giorno il partito di Grillo prometteva, citando Dante, di fare vedere a chiunque. Quelle che oggi sono talmente lontane da lasciare pensare si siano spente.
Giuseppe Leonelli