Un risultato che è una sconfitta di tutti. Non è in discussione il merito dei 5 quesiti referendari, nemmeno la simpatia di Landini o l'arroganza della Schlein. Il punto è proprio l'astensione: la sconfitta della partecipazione e del fondamento stesso della Democrazia.
Le giustificazioni del non voto portate dal partito degli astensionisti sono state essenzialmente due: 'il referendum non è un voto politico e l'astensione è prevista' e 'l'invito al non voto lo fece anche la sinistra con Napolitano'.
'Solo per eccesso di opportunità istituzionale sono andato a votare e ho votato per un solo referendum: quello sugli incidenti sul lavoro' - ha detto La Russa a La7 a urne chiuse. Quindi anche il presidente del Senato, in un sussulto di dignità ha capito che invitare a non votare è una bestemmia democratica. O meglio, lo sapeva benissimo, ma lo ha detto tardi, a giochi fatti.
Chi non pare lo abbia ancora capito sono tutti i fanatici del 'abbiamo vinto: urne deserte!', 'Maloox per i sinistrati' e altre amenità.
Ecco, che bella festa eh.
Si festeggia la sconfitta di ognuno e di tutti. Si festeggia la rinuncia all'esercizio della formalizzazione del proprio pensiero, si rinuncia all'idea che sia giusto, in ogni caso, partecipare al rito di quella 'cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia', per citare Gaber, ma che è ancor oggi la forma meno pericolosa di potere.
Perchè quelle sono altra cosa... Eh certo. Quelle servono per confermare la poltrona su cui quelle 'istituzioni' siedono. Loro e, per emanazione, nel sottobosco umido e marcio della politica senza neppure la 'p', i loro parenti prossimi.
Giuseppe Leonelli